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L’importanza dello sguardo

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23 marzo 2020

Opportunità e problemi della didattica a distanza

Roma, 4 marzo 2020. È un mercoledì pomeriggio incerto non solo meteorologicamente. Si attende il decreto del presidente del Consiglio sulla sospensione dell’attività didattica in un clima già da settimane di allerta, di misure di igiene e di sicurezza. A un tratto tutto si interrompe bruscamente, cala il silenzio sulle aule ormai vuote di persone e di materiali in seguito a un rapido trasloco di un nuovo viaggio non previsto.

L’istruzione a distanza, se pur efficiente con i nuovi sistemi, le piattaforme adattate all’esigenza del momento, i materiali delle case editrici e i canali su cui reperire testi e film per la didattica, non tiene conto, però, di un particolare imprescindibile: lo sguardo.

 

Gli occhi guidano, ammoniscono, raccontano, incoraggiano. Gli insegnanti si sentono smarriti e sono smarriti gli alunni. Come dopo una caduta ci si rialza confusi e in precario equilibrio, così dal giorno dopo si è attivi, anche se storditi, per continuare in altri modi quel racconto che è la vita scolastica, trovando un senso che consenta alla speranza di continuare a diffondersi.

Neanche per gli studenti è un cambiamento facile. «Sono contenta che il mio istituto sia riuscito a organizzare un sistema di lavoro così elaborato — scrive una ragazza in un tema raccolto da Claudia Sabatano, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Giorgio Perlasca di Pietralata, quartiere di Roma tra la Tiburtina e la Nomentana — perché io, sinceramente, mi annoio a stare tutto il giorno a casa senza fare niente (...) Questo mi fa sentire orgogliosa del mio istituto, d’altro canto però mi rendo conto che lavorare tutto il giorno su pc, passare da Word a WeSchool da WeSchool a YouTube e da YouTube ritornare a Word è complicato (...). Quando questo accade mi sento come un criceto sulla sua ruota». Adesso, continua l’allieva, «mi mancano i sorrisi, lo scambio degli sguardi di paura quando la professoressa interroga, i suoi rimproveri, le battute durante la spiegazione e soprattutto la ricreazione dopo una lezione faticosa. Questo virus mi sta facendo apprezzare di più la scuola con le lezioni in aula. Come spesso dice la nostra professoressa di italiano: “Io assegno molti lavori di gruppo perché credo che più menti possano produrre di più e anche perché studiare insieme è più divertente di studiare da soli”. Sono sempre stata d’accordo con la nostra professoressa e adesso lo sono ancora di più (...) è quello che desidero di più adesso: rivedere i miei compagni con un lavoro di gruppo».

Nelle parole dei ragazzi c’è tutta la paura e la speranza, la nostalgia e l’orgoglio di appartenenza che ciascun cittadino italiano sta provando in questi giorni.

«La nostra scuola — scrive Claudia Sabatano nella lettera che ha inviato a genitori, famiglie, docenti e personale scolastico — mai come in questo momento sta dimostrando tutta la sua forza di comunità educante. Tutto quello che negli anni abbiamo realizzato ogni giorno in classe, nelle riunioni, nei consigli di Istituto, nelle interclassi, nei viaggi di istruzione, nelle feste di Natale, nelle interrogazioni, tutto, tutto quello che abbiamo costruito stando vicini, stando insieme, incontrandoci per così tante ore e per tutti quei giorni, tutto, ciascun istante — facile o complicato, allegro o frustrante, noioso o interessante — tutto, ogni singolo momento vissuto insieme, sta tenendo in piedi anche ora la nostra scuola. Perciò che tu sia una mamma che ogni mattina porta i figli a scuola coi grembiuli bene in ordine (perché noi ci teniamo!) o che tu sia una maestra che alle cinque del mattino si alza per raggiungere in tempo i suoi bambini, che tu sia un collaboratore scolastico che chiama subito a casa per dire che un ragazzo non sta bene, o che tu sia un prof che a tarda sera prepara la lezione per il giorno dopo perché l’argomento è complesso e “altrimenti i ragazzi fanno fatica”, che tu sia quello studente che poi in quel giorno la spiegazione che il prof aveva preparato a tarda notte non l’ha potuta sentire perché era impegnato con le prove del coro, (...) chiunque tu sia e qualunque posto tu occupi in questa comunità educante, sappi che quel posto ora più che mai è tuo e aspetta che oggi, oggi più che mai, tu dia il tuo meglio».

E il meglio, continua Sabatano, lo stanno dando i docenti che con coraggio e disponibilità si sono reinventati il loro modo di fare scuola e studiano incessantemente strumenti e attività per essere vicino ai loro studenti. Il meglio lo sta dando il personale amministrativo e i collaboratori scolastici che hanno garantito il funzionamento degli uffici e la pulizia della scuola. «In questi giorni — prosegue la dirigente — loro sono gli unici “in presenza” e questo, permettetemi di dirlo, è vero coraggio, vero spirito di sacrificio». Il meglio lo stanno dando le mamme e i papà che aiutano i loro figli a stare a scuola senza starci dentro, mamme e papà stanchi, preoccupati ma che sicuramente adesso scoprono tante qualità dei loro figli, partecipando per la prima volta all’incredibile magia dell’apprendere.

«Ma il meglio del meglio lo danno, come sempre nella nostra esperienza — chiosa la dirigente — i bambini e i ragazzi, coi loro disegni colorati e pieni di luce (uno è sul sito e altri ne metteremo), con le loro “occulte” competenze digitali che finalmente hanno trovato una ragione valida per essere messe in campo, loro piccoli “criceti in gabbia” che scrivono di sentirsi orgogliosi di una scuola che li aspetta e non vede l’ora di riaccoglierli tutti. La nostra scuola vive dove ciascuno di noi adesso si trova. Continuiamo così. A dare il nostro meglio giorno per giorno».

In una catena forte tra scuola e famiglia, insieme ai compiti e alle video-lezioni, si diffondono arcobaleni colorati, messaggi di coraggio, “Andrà tutto bene”, declinati in varie sfumature e tecniche personali. Mani che stringono cartoncini, striscioni appesi ai balconi e visi sempre sorridenti.

di Virginia Di Mauro