Nella messa per l’Annunciazione il Papa ricorda le suore vincenziane e tutte le religiose che assistono i malati

In ascolto del racconto di Maria contemplata nei tratti del Beato Angelico

BSantaMarta_25_.jpg
25 marzo 2020

C’è la riproduzione dell’Annunciazione dipinta dal Beato Angelico sulle mura del convento fiorentino di San Marco — così cara al «sindaco santo» Giorgio La Pira da considerarla «trampolino di lancio» e «finestra sull’infinito» per le sue azioni in risposta alle «attese della povera gente» — a dar ancor più forza alla vibrante preghiera di Papa Francesco «per» e «con» tutti coloro che sono alle prese con la pandemia. E in particolare per quanti stanno mettendo a rischio la vita per curare gli ammalati.

Celebrando mercoledì mattina, 25 marzo — solennità dell’Annunciazione del Signore, appunto — la messa, trasmessa in diretta streaming, nella cappella di Casa Santa Marta, il vescovo di Roma ha pregato per le suore della congregazione delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli — le sue «coninquiline» — nel giorno in cui rinnovano le promesse religiose di donne sempre in prima linea tra i poveri. Lo testimonia l’esperienza del Dispensario pediatrico Santa Marta — particolarmente a cuore a Francesco — che, aperto in Vaticano nel 1922, continua a sostenere e accompagnare gratuitamente tante famiglie povere, con bambini piccoli, in tutto e per tutto.

«Oggi, festa dell’Incarnazione del Signore — ha detto il Pontefice all’inizio della celebrazione — le suore Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, che dirigono e prestano servizio nel Dispensario Santa Marta da novantotto anni, sono qui a messa, rinnovano i voti insieme con le loro consorelle in ogni parte del mondo». Aggiungendo: «Vorrei offrire la messa oggi per loro, per la congregazione che lavora sempre con gli ammalati, i più poveri, come qui da novantotto anni, e per tutte le suore che stanno lavorando in questo momento, accudendo gli ammalati, e anche rischiando la vita e dando la vita».

Il Papa ha, quindi, rilanciato questa sua preghiera con le parole della Lettera agli Ebrei (10, 5-7): «Disse il Signore, quando entrò nel mondo, “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”».

Per la meditazione nell’omelia Francesco ha significativamente scelto di rileggere — per intero — il passo del Vangelo di Luca (1, 26-38) proposto dalla liturgia per la solennità dell’Annunciazione. Inquadrandolo in tutto il suo mistero e ricordando come la fonte del racconto non possa essere che la Madre di Dio.

«L’evangelista Luca — ha fatto subito presente il Pontefice — poteva conoscere questo soltanto dal racconto della Madonna». Perciò, ha aggiunto, «ascoltando Luca, abbiamo ascoltato la Madonna che racconta questo mistero: stiamo davanti al mistero».

Ed è con questa consapevolezza che il Papa ha spiegato che, «forse, il meglio che possiamo fare adesso è rileggere questo passo, pensando che è stata la Madonna a raccontarlo». Francesco ha dunque riletto, per intero, il passo evangelico. «Questo è il mistero» ha poi rilanciato e concluso dopo la lettura del brano di Luca.

Come nei giorni scorsi, poi, Francesco ha invitato a fare la comunione spirituale. E ha letto la preghiera composta dal cardinale Rafael Merry del Val. Con l’adorazione e le benedizione eucaristica il Pontefice ha, infine, concluso la celebrazione. Per poi affidare alla Madre di Dio le sue intenzioni di preghiera, sostando davanti all’immagine mariana della cappella di Casa Santa Marta, accompagnato dal canto popolare “Mira il tuo popolo”.

Il vescovo di Roma ha rilanciato a mezzogiorno la sua preghiera con la recita del Padre Nostro in comunione spirituale con tutti i cristiani del mondo. Successivamente, come ogni giorno, nella basilica Vaticana il cardinale arciprete Angelo Comastri ha guidato un momento di preghiera mariana con l’Angelus e il rosario.