Unità nella diversità: tra sogni e speranze il Papa avvia la Gmg

SS. Francesco - Viaggio Apostolico a Panama: Arrivo all’Aeroporto Internazionale Tocumen di Panama ...
24 gennaio 2019

Land of hope and dreams, canta un grande artista della musica rock, “terra di speranze e sogni”, e questo potrebbe essere il titolo dell’ouverture, il discorso di apertura con cui il Papa ha avviato questi cinque giorni panamensi in occasione della 34a Giornata mondiale della gioventù, il tradizionale discorso alle autorità, al corpo diplomatico e ai rappresentanti della società presso il Palacio Bolívar, sede del ministero degli esteri. E l’avvio è proprio sotto il segno di Simón Bolívar che, ricorda il Papa, «affermando che “se il mondo dovesse scegliere la sua capitale, l’istmo di Panamá sarebbe segnalato per questo augusto destino”, convocò i leader del suo tempo per forgiare il sogno dell’unificazione della Patria Grande». Luogo della grande convocazione, questa è la prima caratteristica di Panamá che sta a cuore al Papa, pastore universale della Chiesa (parola che significa proprio “convocazione”), un aspetto questo sul quale Francesco si sofferma: «Una convocazione che ci aiuta a comprendere che i nostri popoli sono capaci di creare, forgiare e soprattutto, sognare una patria grande che sappia e possa accogliere, rispettare e abbracciare la ricchezza multiculturale di ogni popolo e cultura. Seguendo questa ispirazione possiamo contemplare Panamá come una terra di convocazione e di sogno».

Nel 1983 san Giovanni Paolo II era già passato di qui anche se per un giorno soltanto, ma oggi Panamá diventa per cinque giorni il centro del mondo, come ha reso evidente il fiume di folla festante che ha accompagnato ininterrottamente tutto il viaggio della Papa-mobile dall’aeroporto alla sede della Nunziatura. «In questi giorni Panamá — dice il Papa — non solo verrà ricordato come centro regionale o punto strategico per il commercio e per il transito di persone; si trasformerà in un “hub” della speranza. Punto d’incontro dove giovani provenienti dai cinque continenti, pieni di sogni e speranze, celebreranno, si incontreranno, pregheranno e ravviveranno il desiderio e l’impegno di creare un mondo più umano». Più umano vuol dire per Bergoglio diverso da quel mondo dominato dalle «miopi vedute a corto raggio che, sedotte dalla rassegnazione, l’avidità, o prigioniere del paradigma tecnocratico, credono che l’unica strada possibile» sia quella della competitività, della speculazione e della legge del più forte. «Un altro mondo è possibile» ha affermato con decisione il Papa, un mondo in cui l’uomo sia ancora capace di uno «sguardo rispettoso e pieno di compassione verso gli altri». Questa parola, compassione, è risuonata nella memoria dei cronisti presenti che solo ieri hanno potuto vedere e sentire la commozione sincera del Papa che in aereo ha voluto ricordare e pregare per il giornalista Alexei Bukalov, della Tass, recentemente scomparso.

Questo che sulla carta doveva essere il discorso più “freddo” si rivela invece di grande intensità, a tratti quasi lirica, come nel finale in cui il Papa ha citato alcuni versi del poeta nazionale di Panamá, Ricardo Miró, il quale, cantando alla patria tanto amata, diceva: «Perché vedendoti, o Patria, si direbbe / che ti ha formato la volontà divina / affinché sotto il sole che ti illumina / si unisse in te l’umanità intera» (Patria de mis amores). Unità, speranza, sogno, sono le tre note di apertura di questa Gmg che ora può cominciare a far sentire il suo canto.

Andrea Monda