Un secolo fa oggi
E anche domani

*OR* Don Luigi Sturzo
17 gennaio 2019

È arrivato subito il primo dei molti e importanti anniversari di questo 2019: 18 gennaio 1919, l’appello di don Luigi Sturzo «ai liberi e forti», data di nascita del Partito Popolare Italiano. Un evento di un secolo fa, che parla di oggi e spinge a guardare con timore, ma senza paura, al domani.

In questi giorni in tutta Italia le commemorazioni e le celebrazioni del centenario si moltiplicano, un fatto che può essere di consolazione ricordando la battuta, citata qualche giorno fa da Papa Francesco, che usava ripetere il padre gesuita e insigne storico della Chiesa Giacomo Martina che cioè «la storia è certamente maestra di vita, ma che ha anche ben pochi allievi!». Qual è allora la lezione del piccolo prete di Caltagirone? Difficile sintetizzarla in poche battute, perché in quei brevi sette anni di vita il partito ideato da Sturzo, proprio come il seme che morendo produce molto frutto, ha rappresentato “la preistoria dell’Italia repubblicana”, come ha detto Francesco Traniello nella tavola rotonda svoltasi questa mattina all’Istituto Sturzo (e raccontata in sintesi nella cronaca in seconda pagina) alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Sturzo rivolge il suo appello agli uomini, non ai cattolici, agli uomini «moralmente liberi», quasi un grido pronunciato subito dopo la fine della guerra al fine di evitare altre guerre. Egli intuisce che un’Europa fatta di stati «vinti e poveri», dopo la catastrofe della guerra e all’interno di rapide trasformazioni sociali (che oggi potremmo chiamare con il termine di globalizzazione), può cadere facilmente vittima dell’esasperazioni ideologiche come la stato-latria e l’idolo del nazionalismo, vero nemico della democrazia e della pace. Ecco perché si appella agli uomini, per lui l’eticità è della persona e non dello stato o della nazione che fa coincidere la moralità con i propri confini. Contro la concezione “panteistica” dello stato egli fonda un partito laico, aconfessionale, di ispirazione cristiana e profondamente riformista. Sturzo, prete cattolico, sa bene che la storia è un processo, un cammino continuo di purificazione per cui l’approccio ideologico, di una storia data una volta per tutte, di un paradiso in terra, deve essere contrastato per non creare altri Moloch a cui sacrificare la vita concreta dei popoli. Il Partito Popolare da lui fondato possiede un ambizioso programma di rinnovamento, frutto non di un’ideologia ma di una precisa analisi storica e fattuale, contenente alcune riforme che poi germoglieranno dopo l’inverno del ventennio fascista: il suffragio universale esteso alle donne, il proporzionalismo, le autonomie locali, l’importanza dei corpi intermedi, la riforma del sistema fiscale in senso progressivo, l’importanza centrale della dimensione internazionale per cui di fatto coincidono politica estera e interna perché è l’internazionalismo l’antidoto al nazionalismo, così come, possiamo dire oggi, il popolarismo è l’antidoto al populismo.

Andrea Monda