Myanmar

Domani, primo febbraio 2025, la giunta militare del Myanmar celebrerà il quarto anniversario del golpe che nel 2021, solo qualche mese dopo le elezioni vinte nettamente dalla Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi, ha esautorato il Parlamento eletto facendo cadere il Paese in una guerra civile di cui ancora non si intravede la fine. Già annunciata la proroga dello stato d’emergenza per altri sei mesi. Mentre il conflitto prosegue, la giunta militare — per il cui leader, Min Aung Hlaing, nei mesi scorsi la Corte penale internazionale ha chiesto un mandato d’arresto per crimini contro l’umanità — vuole indire delle elezioni entro fine anno.
La situazione umanitaria è gravissima: decine di migliaia i morti, oltre 3,5 milioni gli sfollati interni e in 18 milioni necessitano di assistenza umanitaria. La giunta, dopo l’escalation del conflitto con i gruppi ribelli, non controlla più ampie parti del territorio. Una fragile tregua nel nord-est apre spiragli di speranza, ma ancora non si intravede una strategia complessiva per riportare il Paese asiatico su binari di pace e stabilità.
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