· Città del Vaticano ·

Quando l’altro
diventa un nemico

dire_1.jpg
25 gennaio 2025

Esibire gli esseri umani, incolonnati e incatenati, mentre stanno per essere deportati non è un gesto degno, è un atto che lede alla radice la dignità di cui ogni vita umana è dotata. Eppure, pubblicata su un account social della Casa Bianca, questa fotografia in poche ore ha fatto il giro del mondo; rilanciata da tantissimi media, in alcuni casi per applaudire, mostrare consenso, in altri casi per criticare, dissentire dalla scelta dell’amministrazione statunitense di “deportare” i migranti.

In ogni caso, prima ancora di giudicare tale scelta, resta in piedi una questione preliminare che chiama in causa proprio noi comunicatori: questa foto andava pubblicata? Si può fare finta di niente e dimenticare che ognuna di quelle persone ha un volto, un nome, una storia e «nessuna storia è piccola, nessuna» come ci ha ricordato Papa Francesco il 5 febbraio 2019 tornando dal viaggio ad Abu Dhabi?

Da qui la nostra scelta di mostrare questa fotografia parzialmente oscurata, con l’effetto “sfumato” a voler sottolineare, ribaltandone la prospettiva, quella “dissolvenza dei volti” di cui parlava don Tonino Bello citato nel messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che proprio ieri è stato pubblicato: «Sembra allora che individuare un “nemico” contro cui scagliarsi verbalmente sia indispensabile per affermare sé stessi. E quando l’altro diventa “nemico”, quando si oscurano il suo volto e la sua dignità per schernirlo e deriderlo, viene meno anche la possibilità di generare speranza. Come ci ha insegnato don Tonino Bello, tutti i conflitti “trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti”. Non possiamo arrenderci a questa logica». No, non possiamo, non vogliamo.

A.M.