· Città del Vaticano ·

Il Natale nelle aree di crisi

Regali che non hanno prezzo

Aya, a 5-year-old girl clutching her doll to ease her fear, gazing at Gaza's sky filled with ...
20 dicembre 2024

Il regalo di Natale, nelle tante aree di crisi che intristiscono il mondo, non si compra nei negozi illuminati a festa o nei mercatini addobbati. Non ha un prezzo. È un cessate-il-fuoco, una tregua alle violenze, il sorriso di un orfano di guerra, il riscatto di un bambino-soldato, l’abbraccio su una linea di confine. Lo porta la pietà, la misericordia, una ritrovata saggezza umana.

E se il dolore per un lutto, per un’ingiustizia, se la fame e la sete, rischiano di offuscare la gioia per la celebrazione della nascita di Gesù, arrivano in soccorso la speranza cristiana, la carità, la preghiera, per recuperare la forza di andare avanti tra le case devastate dalle bombe o nella miseria di un campo profughi. Accade proprio in Terra Santa, ma anche nel resto del Medio Oriente, in Ucraina, in Sud Sudan, in Myanmar, a Cipro come ad Haiti, e in altri luoghi ancora, purtroppo sempre più numerosi.

Conflitti da anni sulle prime pagine dei giornali, altri dimenticati ma non dalla Chiesa, a volte da sola o comunque in prima fila a invocare pace, a salvare vite, a difendere diritti, affiancata dai volontari delle associazioni.

In questa gigantesca opera di consolazione e solidarietà il multiforme appello di vescovi, sacerdoti, suore, religiosi e laici impegnati sul campo è rivolto specialmente alla comunità internazionale e a chi occupa posti di responsabilità politica: non essere lasciati soli, ammorbidire i cuori, non restare indifferenti, mantenere le promesse, non abbandonare chi soffre anche a Natale. (giovanni zavatta)

A colloquio con Marta Petrosillo di Aiuto alla Chiesa che soffre Internazionale
di Valerio Palombaro

Messaggio natalizio  del Custode di Terra Santa padre Francesco Patton
di Federico Piana

Ad Haiti un Avvento di sangue
di Federico Piana

Gli orfani ucraini e lo sguardo  verso un futuro migliore
di Svitlana Dukhovych

Con i profughi del Myanmar tra paura e speranza di cambiamento
di Paolo Affatato