· Città del Vaticano ·

Il Vangelo in tasca di Leonardo Sapienza
Spunti di riflessione

Conoscenza
del bene e del male

 Conoscenza   del bene e del male  QUO-270
28 novembre 2024

Domenica 8 dicembre


La festa dell’Immacolata Concezione ci ricorda una parola che oggi risulta quasi sconosciuta: peccato. La mentalità della nostra società rifiuta questa parola, e cerca di non parlarne. Una parola fuori uso, quasi sconveniente, di cattivo gusto. Tanto che il Papa Pio xii diceva: «Il più grande peccato del mondo d’oggi è che gli uomini hanno cominciato a perdere il senso del peccato».

Abbiamo perso il senso di Dio. Non sappiamo più distinguere tra bene e male. E, così, senza Dio, tutto può diventare lecito. Pensiamo di esserci liberati da tanti vincoli e, invece, abbiamo perso la bussola che può guidare la coscienza.

La liturgia di oggi ci ricorda la triste realtà. Maria Immacolata «preservata da ogni macchia di peccato» (Orazione); il peccato dei nostri progenitori Adamo e Eva (prima lettura, Gen 3, 9-15.20).

«Il peccato originale»: ci portiamo dietro questa macchia, che deforma la nostra bellezza. E il guaio è che ai nostri giorni manca questa coscienza, questa consapevolezza. Si fa prevenzione contro tutti i rischi per la salute fisica con vaccini di ogni genere, ma non ci curiamo affatto della salute dell’anima, che viene intaccata da tante colpe, da tante ferite. E, così, attraverso queste ferite, che a noi possono sembrare insignificanti, passa il contagio morale che intossica la coscienza e il cuore.

San Paolo, nella seconda lettura, ci ricorda che siamo creati per «essere santi e immacolati» (Ef 1, 3-6) anche noi. La Madonna Immacolata, con il suo esempio, ci insegna come vivere. Ci insegna a formarci una coscienza pura, che ci fa conoscere il male, il nostro male e il male che c’è nel mondo. Perché, ricordiamo: «il nostro bene comincia dalla conoscenza del nostro male» (Paolo vi).

Una effimera tregua?


Parlando della preparazione al Natale, Don Bosco diceva: «Pensate al grande mistero che si sta compiendo: un Dio che si fa uomo! Bisogno che la mia anima sia qualcosa di grande!».

Se noi ci prepariamo ad accogliere il Natale di Gesù, dobbiamo essere disposti a fare qualcosa di grande, di bello. Ed è l’invito che ci viene rivolto oggi dalla Parola di Dio. Avete sentito Giovanni Battista: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri, colmate le buche e i vuoti, spianate i luoghi impervi…» (Lc 3, 1-6).

La salvezza arriva se noi prepariamo le condizioni adatte. Bisogna farle strada. Bisogna permettere che arrivi a destinazione dentro di noi. E, badate, questa operazione richiede coraggio e tempismo.

Dio non può entrare dove c’è orgoglio, arroganza, freddezza, indifferenza, pigrizia. Vediamo quotidianamente nelle nostre città: non è facile avere strade curate. Infinitamente meno facile è tenere strade pulite nel nostro cuore.

Per questo ci viene ripetuto l’invito alla conversione e ad abbandonare il peccato. Sappiamo bene quanto è difficile cambiare abitudini, atteggiamenti. «L’abitudine è una seconda natura, che annulla la prima» (Pascal), Non è per niente facile convertirsi! Per questo il tempo di Avvento è esigente. Ma è urgente mettere in pratica quanto abbiamo ascoltato, se vogliamo che si avveri la Parola: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3, 6).

Altrimenti questo prossimo Natale sarà soltanto una «effimera tregua alla nostra malizia» (Luigi Santucci).