Il 45° viaggio di Papa Francesco - Singapore
«Un brillante esempio di ciò che l’umanità può realizzare lavorando insieme in armonia, con senso di responsabilità e con spirito di inclusività e fraternità. Vi incoraggio a continuare su questa strada, confidando nella promessa di Dio e nel suo amore paterno». Con questo riconoscimento — ripetuto due volte — alla storia di crescita e di resilienza che ha portato Singapore a un alto grado di sviluppo e all’armonia con la quale convivono diverse etnie, culture e religioni, Papa Francesco si è presentato alla nazione asiatica la mattina di giovedì 12 settembre, nella parte della visita dedicata agli impegni istituzionali. Lo ha fatto nel primo discorso pubblico, durante l’incontro con le autorità, il corpo diplomatico e i rappresentanti della società civile della città-Stato che, pur piccola, riveste un ruolo importante nel mondo dell’economia e della finanza mondiali.
Ma prima del discorso, si sono svolti altri momenti che rientrano sempre nell’agenda papale all’inizio di una visita internazionale. Infatti ad aprire la giornata è stata la cerimonia di benvenuto presso la Parliament House, chiamata anche New Parliament House, situata nel distretto municipale di Downtown Core, che ospita altri edifici governativi. Qui Francesco è stato accolto dal presidente della Repubblica, Tharman Shanmugaratnam, nel salone che si trova all’ingresso del palazzo, dove entrambi hanno assistito alla guardia d’onore, all’esecuzione degli inni, cui è seguita la presentazione delle rispettive delegazioni. Nella circostanza il Pontefice ha firmato il libro d’onore, sul quale ha scritto il suo auspicio: «Come la stella che guidò i magi, così la luce della sapienza orienti sempre Singapore nella costruzione di una società unita e capace di trasmettere speranza».
A seguire la singolare Orchid Naming Ceremony. In occasione di visite di illustri personaggi è infatti tradizione intitolare a ciascuno di loro un’orchidea. E così è stato per Papa Francesco. La signora Hwang Yu-Ning, amministratore delegato del National Parks Board di Singapore, gli ha mostrato la grande orchidea bianca posta sul tavolino accanto a lui, che da oggi in suo onore si chiama «Dendrobium His Holiness Pope Francis».
Al termine, il Papa ha raggiunto la Temasek Room, dove ha avuto luogo la visita di cortesia al presidente, alla presenza della delegazione vaticana e di quella di locale. In dono Francesco ha lasciato una formella della Medaglia commemorativa del viaggio e subito dopo ha avuto un breve colloquio anche con il primo ministro, Wong Shyun Tsai.
L’incontro con autorità, corpo diplomatico e società civile si è svolto invece presso il Nus University Cultural Centre, che si trova al 50 di Kent Ridge Crescent, distante circa dieci chilometri, ed è il cuore culturale della prestigiosa Università nazionale (Nus), dove ad attendere il Papa c’erano le circa mille persone invitate.
Come prassi, a prendere per primo la parola è stato il capo dello Stato, che nel suo discorso ha affrontato soprattutto le questioni legate alla convivenza tra popoli e religioni — tema rilevante in una realtà multietnica e multireligiosa come Singapore — e alla sostenibilità ambientale. In un mondo in cui l’ordine globale si sta indebolendo, i conflitti non cessano, aumentano gli episodi di intolleranza e si fanno sempre più gravi le conseguenze del cambiamento climatico, la comunità internazionale è chiamata ad affrontare queste sfide, ha sottolineato il presidente Shanmugaratnam, ringraziando l’impegno del Pontefice e della Santa Sede su questi temi. Il capo dello Stato ha anche riconosciuto l’importanza del ruolo della Chiesa a Singapore sia nel campo della salvaguardia del creato sia in quello dell’educazione, della sanità e dell’assistenza ai più bisognosi.
Tutti temi, questi, ripresi da Francesco, che nel suo discorso — sottotitolato su un maxischermo — ha ringraziato per la cordiale accoglienza, evidenziando tutti gli aspetti positivi della città-Stato che lo ospita, «crocevia commerciale di primaria importanza e luogo d’incontro tra diversi popoli».
Il Papa ne ha infatti rilevato gli sviluppi positivi, ha riconosciuto l’alto livello dell’istruzione e della sanità, ha elogiato le politiche sociali, nonché l’inclusività che riesce a tenere insieme «un mosaico di etnie, culture e religioni». In particolare ha lodato l’impegno di Singapore per la politica del multilateralismo e per uno sviluppo sostenibile: «un esempio da seguire» ha detto. Ma non ha mancato di richiamare a una maggiore attenzione nei confronti dei poveri, degli anziani e verso i tanti lavoratori immigrati. Così come ha messo in guardia dal rischio legato a «un certo pragmatismo e a una certa esaltazione del merito» che hanno come «conseguenza non intenzionale» quella di «legittimare l’esclusione di coloro che si trovano ai margini dei benefici del progresso».
Finito l’incontro, Francesco è tornato al St. Francis Xavier Retreat Centre, dove risiede in questi giorni di permanenza a Singapore. Qui ha incontrato in forma privata l’ex primo ministro, Lee Hsien Loong, figlio del primo premier del Paese, Lee Kuan Yew, citato nel discorso pontificio, che guidò il governo dal 1959 al 1990 «dando forte impulso alla rapida crescita e trasformazione del Paese».
dal nostro inviato
Gaetano Vallini