L’emergenza migratoria al confine tra Messico e Stati Uniti colpisce soprattutto i più piccoli.
È l’alba a El Paso, in Texas, al confine tra gli Stati Uniti e il Messico. E Victor si è appena svegliato. Ha solo 13 anni, arriva dal Venezuela, ma ad accompagnare il suo risveglio non c’è una cameretta colorata, né una buona colazione e neppure uno zaino pronto per la scuola. Intorno a lui c’è solo la nuda terra che costeggia il fiume Rio Grande. Nuda terra e filo spinato: quello che separa la realtà amara del Messico dal “sogno americano” degli Stati Uniti.
Perché Victor è un migrante. Come migrante è suo fratello Mathias, di soli due anni. Pollice in bocca e sguardo smarrito, anche lui si è appena svegliato. Il suo unico conforto è una coperta e la premura con cui il fratello maggiore si curva su di lui, per proteggerlo dal freddo e dalla paura.
Victor e Mathias aspettano che la loro mamma riesca a trovare il modo per entrare negli Stati Uniti e cominciare una nuova vita. Non sappiamo quanto tempo aspetteranno. Probabilmente tanto: da molti mesi, infatti, si registra un “braccio di ferro” continuo tra Washington e Austin, dopo che quest’ultima ha varato una controversa legge sull’immigrazione, la Senate Bill 4 (Sb4), che attribuisce alle forze dell’ordine locali il potere di arrestare i migranti che attraversano il confine senza autorizzazione, con pene che vanno dai 6 mesi ai 20 anni di carcere. La normativa consente anche ai tribunali statali del Texas di ordinare alle persone arrestate di tornare in Messico. Il mese scorso, la Sb4 è stata sospesa temporaneamente dalla Corte d’appello del Quinto circuito degli Stati Uniti, ma l’emergenza migratoria resta un dato di fatto.
Secondo le ultime stime diffuse dalla Cnn, a dicembre 2023 ogni giorno al confine tra Messico e Usa si contavano circa 10.000 migranti. Una vera e propria cifra record che, nell’arco dello scorso anno, ha fatto salire il tasso del flusso migratorio del 71 per cento rispetto al 2022. Secondo l’Unicef, inoltre, l’America Latina sta affrontando «una delle più grandi e complesse crisi migratorie di minori al mondo. Nella regione, circa una persona su quattro in movimento è un neonato».
Tra loro, ci sono anche Victor e Mathias, i due fratelli venezuelani. Ma in realtà due fratelli di tutti, se mai un giorno arriveremo a comprendere veramente che la “via crucis” della migrazione è un tema globale e che non servono muri, bensì ponti, per offrire sollievo e speranza ai tanti che — come ha detto Papa Francesco — «si vedono costretti ad abbandonare la propria terra, ad affrontare i rischi e le tribolazioni di un cammino duro, non trovando altra via d’uscita». (isabella piro)