Darsi tempo per riscoprire le relazioni umane

Il senso della vita
oltre la prepotenza dell’orologio

 Il senso della vita  oltre la prepotenza dell’orologio  QUO-069
23 marzo 2023

Si può addomesticare il tempo, addirittura “comprarlo”? È la domanda che sottende alla trama del bel film Era ora che sta riscuotendo un notevole successo di pubblico sulla piattaforma Netflix. Il protagonista della storia — interpretato con intensità dall’attore Edoardo Leo — vive, anzi brucia gli anni alla velocità dei giorni. È completamente assorbito dal lavoro e così ad ogni alba che sorge ha consumato dodici mesi della sua esistenza.

Il tempo gli sfugge letteralmente di mano e con esso svaniscono drammaticamente anche i legami umani più importanti, a partire da quelli familiari. Sul tema dell’utilizzo del tempo, della sua “ottimizzazione”, sono state sviluppate negli ultimi anni ricerche economiche e sociologiche, ma è in realtà una questione che viene da molto lontano (basti pensare alle riflessioni al riguardo del filosofo Seneca) e che, in qualche modo, accompagna da sempre l’uomo nella ricerca di senso sulla sua esistenza e sul suo destino.

Anche il Papa si è confrontato più volte con tale interrogativo esistenziale a partire da quel principio sul «tempo superiore allo spazio» enunciato in Evangelii gaudium. Francesco ci invita a considerare il tempo come dono prezioso che apre orizzonti e cammini di speranza laddove lo spazio richiama invece a un limite e a un possesso che ci rinchiude in noi stessi.

Viviamo in un tempo segnato dalla velocità spasmodica. Ci viene richiesto di rendere ogni nostra attività sempre più rapida e dunque conseguentemente sempre più frammentata. Uno specchio di questa accelerazione centrifuga sono i social media che ci propongono video sempre più brevi, contenuti sempre più veloci e d’impatto, che non riusciamo ad assimilare e che spesso dimentichiamo poco dopo averli visionati (non visti e tanto meno guardati).

«L’eccesso di velocità, che ormai ossessiona tutti i passaggi della nostra vita — osservava il Pontefice nell’udienza generale del 2 marzo 2022 — rende ogni esperienza più superficiale e meno nutriente. I giovani sono vittime inconsapevoli di questa scissione fra il tempo dell’orologio che vuole essere bruciato e i tempi della vita che richiedono una giusta lievitazione». In questi primi dieci anni di Pontificato, il Papa ci ha tante volte esortato a rallentare il ritmo della nostra vita per far sì che le relazioni umane diano buoni frutti. «La prepotenza del tempo dell’orologio — sottolineava ancora in quella catechesi di un anno fa — deve essere convertita alla bellezza dei ritmi della vita. Questa è la riforma che dobbiamo fare nei nostri cuori, nella famiglia e nella società».

Darsi tempo, come ha indicato alle coppie di sposi in Amoris Laetitia, «spogliarsi di ogni fretta» sicuri che «l’amore fa sì che uno aspetti l’altro ed eserciti la pazienza propria dell’artigiano che è stata ereditata da Dio».

Impresa non facile eppure necessaria se non vogliamo ritrovarci in un deserto affettivo non meno pericoloso della desertificazione provocata dai cambiamenti climatici. In quello che è forse il dialogo più significativo e toccante del film, alla domanda del padre: «C’è qualcosa che vorresti da me?», la figlia di cinque anni risponde senza indugi: «Più tempo». È la richiesta che probabilmente molti genitori si sono sentiti rivolgere almeno una volta dai propri figli e che riporta al centro la questione di come “abitiamo” il tempo, del valore che gli attribuiamo.

All’inizio del suo Pontificato, nella visita in Molise nel luglio del 2014, Francesco confidò che quando confessava a Buenos Aires la prima cosa che chiedeva ai giovani genitori era sempre: «Dimmi: tu giochi con i tuoi bambini? Perdi tempo con i tuoi bambini?». Una domanda sempre attuale — e forse oggi ancora più urgente — che ci restituisce la consapevolezza che se non “perdiamo” il tempo per giocare con i nostri bambini, allora non lo “guadagneremo” mai. 

di Alessandro Gisotti