Il saluto del prefetto Paolo Ruffini

Una rete fatta di persone

 Una rete fatta di persone  QUO-259
12 novembre 2022

Pubblichiamo di seguito l’indirizzo d’omaggio rivolto al Papa all’inizio dell’udienza dal prefetto del Dicastero per la comunicazione, Paolo Ruffini.

Santo Padre,

Grazie di questa udienza in occasione della terza plenaria del nostro Dicastero.

Grazie anche per aver voluto ricevere, insieme, i membri i consultori e tutti i dipendenti.

È importante per noi.

Occasioni come questa servono a rendere grazie, e rendere conto. Gli uni agli altri. A fare insieme un esame di coscienza.

Abbiamo fatto un po’ di strada in questi anni. Tanta, se ci guardiamo indietro. Troppo poca se guardiamo avanti.

Una strada in salita. Ma siamo in cammino. Ce la stiamo mettendo tutta per essere all’altezza del compito assegnato.

Ogni giorno, ognuno nel proprio ruolo, abbiamo gettato la rete. Una rete che quotidianamente costruivamo, rammendavamo, curavamo.

Una rete fatta di persone: quelle che sono qui e quelle che sono in tutto il mondo.

Una rete di relazioni, di racconti, di fiducia, che parla 51 lingue attraverso internet, la radio, la tv, i giornali, i social media. Una rete che comunica anche attraverso le immagini, le foto, i video.

E anche attraverso la lingua dei segni, perché abbiamo imparato dai sordi l’importanza di ascoltare.

Abbiamo sperimentato gioie e amarezze.

Abbiamo cercato di non perdere mai l’entusiasmo; e di costruire una casa per tutti, l’esatto contrario di una fortezza.

Abbiamo lavorato con la fiducia di chi semina, cercando di raccontare cose che gli altri non raccontano, e di guardare là dove altri non guardano.

Abbiamo portato nel mondo la sua parola, Santo Padre. E abbiamo condiviso una lettura cristiana della storia, delle storie, del mondo.

Ci ha aiutato la consapevolezza di essere servi inutili, con un compito che ci trascende.

Ci ha aiutato toccare con mano quanto sia vero che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide

La comunione tra di noi nel Dicastero. La comunione nella Curia. La comunione nella Chiesa.

Ci siamo interrogati in questi giorni sul potere della tecnica. E sul ruolo delle reti sociali. Su come possiamo testimoniare un modo diverso, sinodale, di vivere il nostro essere Chiesa nell’era digitale.

Senza l’illusione di poter vivere fuori dal nostro tempo, e senza la tentazione opposta di pensare di poter vivere fuori dello spazio, in una dimensione solo virtuale

Siamo arrivati alla conclusione che la comunione è il più potente mezzo di comunicazione. Che in un mondo ammalato dal virus della divisione, del protagonismo, da questo saremo riconosciuti: dall’essere un popolo unito nel Signore, che cammina insieme, che sa ascoltare

Abbiamo pensato che c’è una sola parola che riassume tutto, una sola cosa che può rendere forte la nostra rete, che può rendere la Chiesa stessa strumento di comunicazione; una sola regola per la buona comunicazione, un solo modo per vedere la luce oltre il buio: la comunione.

Al di là di ogni funzionalismo, di ogni tecnologia, la comunione è la radice di ogni comunicazione. È il miglior antidoto a ogni forma di narcisismo, di protagonismo, di individualismo, di sete di potere e di fama. La migliore cura alla solitudine. Alla tentazione di giudicare gli altri e assolvere se stessi.

Solo nella comunione con il Signore e fra di noi porteremo buoni frutti.

Grazie Santo Padre per accoglierci qui oggi.

Ci guidi con la sua parola, ci aiuti nel nostro compito, ci confermi nella fede e ci benedica.