Il significato della visita

La via della comprensione
e del rispetto

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03 novembre 2022

La storica visita di Papa Francesco nel piccolo regno insulare del Bahrein è frutto di numerosi incontri avvenuti negli ultimi anni, con colloqui tra Sua Maestà il Re del Bahrein e il Santo Padre. Io stesso sono stato ricevuto in udienza da Sua Maestà il Re e dal Principe ereditario del Bahrein e ho parlato con loro della situazione della Chiesa in generale. Anche se allora non abbiamo affrontato direttamente la questione della visita papale, sapevo che si stava discutendo del viaggio del Papa. Intorno al 10 luglio 2022 ho ricevuto una telefonata dalla Santa Sede, con la quale mi veniva comunicato che il Santo Padre intendeva recarsi in Bahrein dal 3 al 6 novembre. Pur essendo appena all’inizio delle mie vacanze, ho dedicato i giorni successivi totalmente alla pianificazione dei primi preparativi. Alla fine di settembre ho ricevuto la conferma ufficiale della visita da parte della Santa Sede, dopodiché le cose hanno iniziato a muoversi molto velocemente, con i miei che hanno lavorato duramente dietro le quinte.

Qui vorrei soffermarmi un momento a riflettere sul significato della visita di Papa Francesco per il Regno del Bahrein. La scelta di visitare questa piccola nazione insulare è molto opportuna, ritengo, perché il regno è stato piuttosto aperto ai cristiani in passato, come ho saputo anche grazie ai miei predecessori. Da oltre 200 anni il Bahrein segue il cammino della tolleranza e ha una ricca tradizione come luogo di apertura a culture di altre parti del mondo.

Guardando a ciò che sta accadendo nel mondo, possiamo essere certi che il Santo Padre è ben consapevole della situazione precaria nella regione e nel mondo, specialmente adesso, quando assistiamo a diversi conflitti molto pericolosi nel pianeta. E il messaggio «Pace in terra agli uomini di buona volontà» è ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento. Ritengo che il Papa non parlerà solo al Re, ma anche ai re, ai governanti e ai governi non soltanto della regione, ma anche di tutto il mondo. Penso che il messaggio sia molto chiaro: se non cerchiamo la via della comprensione e del rispetto reciproco, ci sono poche possibilità di conseguire la pace. D’altro canto, come cristiano sono convinto che non possiamo ottenere la pace con le nostre sole forze. È un dono di Dio e noi possiamo soltanto collaborare.

Ricordo ancora alcuni missionari che hanno parlato con affetto della loro esperienza in Bahrein. Ricordo padre Eugene Mattioli, che è ancora in vita. Ha lavorato nella regione per 60 anni, prima in Yemen e poi per molti anni in Bahrein, che all’epoca era il fulcro della presenza della Chiesa nella penisola. Mi ha raccontato alcune storie sui suoi spostamenti per stare con le comunità cristiane in Arabia Saudita, Qatar, Dubai, Abu Dhabi e perfino in Oman, pur avendo la sua base in Bahrein.

La chiesa del Sacro Cuore in Bahrein, che il Papa visiterà nell’ultima giornata del suo viaggio, è stata inaugurata nel 1939 ed è la chiesa più antica della penisola arabica. Attualmente è incoraggiante vedere come le autorità ecclesiali e i rappresentanti governativi lavorino gomito a gomito per rendere questa storica visita un successo. Nei pochi incontri ai quali ho partecipato ho potuto percepire l’entusiasmo. Sono certo che faranno del loro meglio per rendere questa visita un successo, per accogliere la persona straordinaria del Santo Padre in un momento straordinario della storia.

Il messaggio inerente al viaggio del Papa in Bahrein è un’estensione del Documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi nel 2019. La visita costituisce un passo ulteriore, in quanto il Papa ribadisce la necessità di una coesistenza pacifica e di risolvere le questioni difficili attraverso i fori; sono certo che continuerà su questa linea, che è stata tracciata, o scelta, attraverso diversi anni di dialogo. Pur non sapendo che cosa il Santo Padre dirà a conclusione del “Forum for Dialogue”, mi aspetto che i segnali verranno inviati anche a un vicinato più esteso.

Uno dei principali problemi che il mondo deve affrontare oggi è che le persone hanno paura di incontrarsi e di guardarsi negli occhi. Le persone spesso pensano di essere loro i buoni e gli altri i cattivi. Ma non è così. Non sono solo buono, sono anche cattivo. E pure l’altro non è solo cattivo, ma è anche buono. Se riusciamo a pensare in questo modo e ad affrontare la situazione con fede, ci mostriamo responsabili dinanzi a Dio. Non possiamo dire semplicemente che non importa. Un giorno dovremo rispondere a Lui, che domanderà: «Che cosa hai fatto per costruire un mondo migliore, un mondo più pacifico? Hai compreso che cosa volevo quando ho creato il mondo?».

L’altro momento centrale nell’itinerario del Papa per i cattolici della penisola è la messa presso il Bahrein National Stadium. Le autorità hanno autorizzato questo incontro, e non si sono limitate a permetterlo, ma si sono impegnate appieno nell’organizzazione della messa. Sono grato a tutte le autorità del Bahrein che, come ho potuto constatare, hanno lavorato duramente per pianificare l’evento. Naturalmente non sarà possibile fare entrare tutti per la messa del Papa in Bahrein. L’ingresso è facilitato registrandosi. Molte persone ritengono che sarà più significativa se guardata online o in televisione. Comunque l’esperienza vera la si vive sul posto, con tutta la tensione emotiva. Ricordo che, durante il viaggio di Papa Francesco ad Abu Dhabi, vederlo entrare nello stadio sulla sua papamobile è stata un’esperienza fuori dal mondo. Ma sono certo che quanti seguiranno l’evento attraverso la televisione avranno l’emozione di vederlo da diverse angolazioni e addirittura di poterlo guardare più volte.

L’intenzione è quella di accoglierlo con gioia, poiché non viene come giudice ma come messaggero di pace, portando pace alle persone di buona volontà. In giro ci sono tante persone di buona volontà, e spero che il messaggio del viaggio di Papa Francesco nel Regno del Bahrein possa recare frutto nel cuore e nella mente di tutti coloro che saranno testimoni della visita e destinatari del suo messaggio.

di Paul Hinder
Vescovo cappuccino, amministratore apostolico del vicariato apostolico dell’Arabia del Nord