Ai capitoli delle suore brigidine e comboniane il Papa ricorda l’esempio di san Giovanni Paolo ii

Il primo compito
di un consacrato è pregare

 Il primo compito di un consacrato è pregare  QUO-243
22 ottobre 2022

«Il primo compito di un cristiano, di un consacrato, di un sacerdote e di un vescovo è pregare»: è questo uno degli insegnamenti di san Giovanni Paolo ii che Papa Francesco ha riproposto stamane, nel giorno della memoria liturgica del predecessore, nel discorso rivolto alle suore di Santa Brigida e alle Missionarie Comboniane, ricevute in udienza nella Sala del Concistoro, in occasione dei rispettivi capitoli generali.

Care sorelle, buongiorno e benvenute!

Sono contento di accogliervi in occasione dei vostri Capitoli Generali. Non per litigare, no, ma per essere insieme, come sorelle; e ringrazio le Superiore Generali per le parole con cui hanno presentato il cammino compiuto e le linee operative per il futuro; ed auguro loro ogni bene per il servizio a cui sono state chiamate dalla fiducia delle consorelle. Avanti! Esprimo la riconoscenza della Chiesa per la vostra testimonianza e per l’opera apostolica dispiegata nei Paesi dove siete presenti.

Ogni Capitolo Generale costituisce un momento di grazia per la Famiglia religiosa che lo celebra. Si tratta di un tempo di docilità e di apertura allo Spirito Santo, per comprendere quali sono le priorità della missione che Dio vi affida per il bene della Chiesa e del mondo. Inoltre, è occasione per ripartire da Cristo, che dà senso e pienezza ad ogni percorso ecclesiale (cfr. Gaudete et exsultate, 20). Egli, il Signore, è il punto di partenza del rinnovamento interiore e comunitario. Non c’è rinnovamento se non c’è il Signore, partiamo da Lui e torniamo a Lui. Per questo, al primo posto per noi c’è sempre la vita spirituale, la relazione personale con il Signore Gesù. Se manca la vita spirituale, siete finite, non c’è uscita.

“L’attualità del nostro carisma nell’ottica delle Madri Fondatrici. Il triplice amore: l’Ordine, la Chiesa e il mondo”: questo è il tema che voi, Suore dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, avete scelto per la vostra assemblea capitolare. Esso vi richiama allo spirito delle origini, così che possiate tradurre il carisma di fondazione in scelte apostoliche aderenti alle situazioni contemporanee che cambiano. Pertanto, fedeli alla peculiare vocazione monastica che contraddistingue la famiglia brigidina, siete chiamate a confermare il primato di Dio nell’esistenza di ciascuna di voi e delle vostre comunità. 

Vi esorto a dedicarvi specialmente alla preghiera di adorazione: questo è importante. Oggi si è perso un po’ il senso della preghiera di adorazione, perdere il tempo adorando. Questa preghiera non si fa spesso: io vi chiedo di farla. Adorare, per immergervi nell’amore divino e donarlo a piene mani a quanti incontrate sul vostro cammino. È bello adorare in silenzio davanti al Santissimo Sacramento, stare alla consolante presenza di Gesù e lì attingere lo slancio apostolico per essere strumenti di bontà, di tenerezza e di accoglienza nella comunità, nella Chiesa e nel mondo. L’accoglienza, uno degli aspetti caratteristici della vostra missione, sarà più feconda nella misura in cui l’orazione di contemplazione vi farà uscire da voi stesse e focalizzare la vostra vita su Gesù Cristo, lasciando che sia Lui a fare le cose in voi, che Lui agisca in voi. Questo movimento interiore renderà possibile un servizio al prossimo che non sia filantropia o assistenzialismo, ma apertura all’altro, prossimità, condivisione; in una parola: carità. La dimensione caritativa, come frutto della crescita spirituale, richiede di essere vissuta anzitutto nei dettagli quotidiani della vita comunitaria. Come in famiglia, è lì che si vede l’amore, nel prendersi cura le une delle altre, dando spazio ai piccoli gesti di attenzione e sollecitudine, custodendo il cuore e misurando le parole. E su questo vorrei sottolineare, non solo per voi ma per tutti, la misura delle parole. Tante volte noi siamo pronti a parlare, e dal parlare passiamo allo sparlare. Ci sono comunità dove si “spellano” l’una con l’altra con la lingua. È una grande virtù non parlare male di un’altra, mai, mai! Il chiacchiericcio è una peste della vita consacrata. Non solo con le donne, anche con gli uomini. È una peste. Perché è come un tarlo che distrugge a poco a poco la coesistenza e la forza della vita comunitaria. State attente al chiacchiericcio. “Ma, Padre, non è facile... non so come fare...”. Io conosco un bel rimedio per questo. Lo offro a voi, se avete voglia. Un bel rimedio: mordersi la lingua; sapete, la lingua si gonfierà e non potrai parlare! Per favore, questo distrugge la vita comunitaria e la vita religiosa: niente chiacchiericcio. Se tu hai qualcosa con un’altra, o lo dici in faccia o lo dici alla superiora, ma non alle altre. Scusatemi, ma per me questo è un grande male della vita comunitaria, sia delle donne sia degli uomini, è lo stesso.

Voi, Suore Missionarie Comboniane, al centro del vostro lavoro di questi giorni avete posto il tema “Trasformate dal nostro carisma, discepole missionarie verso le periferie esistenziali”. Nell’ascolto dello Spirito Santo, vi proponete di trovare strade nuove di evangelizzazione e di prossimità. Questa è una parola-chiave: prossimità, perché è lo stile di Dio. Nel Deuteronomio Dio dice a Israele: “Vedi, quale popolo ha i suoi dei così vicini, così prossimi come io con te?”. Lo stile di Dio è prossimità, misericordia e tenerezza. E voi state cercando strade nuove di evangelizzazione e di prossimità, al fine di realizzare il vostro carisma, che vi pone al servizio della missione ad gentes, con uno sguardo preferenziale per i più fragili. In questa donazione missionaria, vi incoraggio a imitare l’ardore apostolico di San Daniele Comboni, che 150 anni fa, animato dall’amore di Dio e dalla passione per il Vangelo, avvertì la chiamata a dare vita al vostro Istituto pensando ai più poveri e abbandonati del Sudan, vittime della schiavitù. Quando vedo l’Africa: c’è questo vescovo: comboniano; c’è quell’altro che è uno bravo: comboniano; questa suora: comboniana. Voi date vita alla missione! Grazie, grazie per quello che fate.

Imitando la compassione e la tenerezza — prossimità, compassione, tenerezza, lo stile di Dio — del vostro Fondatore, saprete porvi al servizio delle vittime delle schiavitù moderne, che come piaghe sociali continuano purtroppo ad essere presenti su larga scala, in tutto il mondo. Esse schiavizzano nella prostituzione, nella tratta delle persone, nel lavoro forzato, nella vendita di organi, nel consumo di droga, nel lavoro dei bambini vergognosamente sfruttati, nei migranti vittime di interessi nascosti. Voi siete lì. Non si supera il problema di queste schiavitù senza eliminarne le cause più profonde, tra le quali ci sono la povertà, la disuguaglianza, la discriminazione. Di fronte, anzi, in mezzo a queste realtà — in mezzo alla realtà —, voi vi proponete di offrire la risposta cristiana, che non sta nella constatazione rassegnata, ma nella carità che, animata dalla fiducia nella Providenza, sa amare il proprio tempo e, con umiltà, rende testimonianza al Vangelo. Così facendo, siete consapevoli di andare controcorrente, scontrandovi con la cultura dell’individualismo e dell’indifferenza, che genera solitudini e provoca lo scarto di tante vite.

Care Suore Brigidine, care Suore Comboniane, oggi si celebra la memoria liturgica di San Giovanni Paolo ii. Egli è stato un uomo di Dio perché pregava tanto, trovava il tempo di pregare pur immerso nei numerosi e gravosi impegni del suo ministero. Testimoniava così concretamente che il primo compito di un cristiano, di un consacrato, di un sacerdote e di un Vescovo è pregare — il primo compito è pregare —, e che non bisogna tralasciare la preghiera personale per nessuna ragione. È la cosa più importante. Un altro aspetto della vita e della testimonianza di questo santo Pontefice era la vicinanza al popolo di Dio, che si esprimeva nel ricercare il contatto con la gente e nel viaggiare in tutti i Continenti per farsi prossimo a tutti, ai grandi e ai piccoli, ai sani e ai malati, ai vicini e ai lontani. Ispirarvi a lui vi farà bene per guardare la realtà con gli occhi del Signore Gesù; e vi aiuterà a camminare nella gioia, docili allo Spirito Santo, e a fare dei vostri carismi una profezia incarnata.

Care sorelle, prego lo Spirito Santo di concedervi i suoi doni in abbondanza, affinché possiate tradurre nella vita delle vostre comunità le scelte e le decisioni scaturite dai lavori capitolari. Lo Spirito vi dia forza per affrontare le sfide, presenti e future, e costanza nel vostro servizio ecclesiale. La Vergine Maria vi protegga, vi aiuti e sia la guida sicura del cammino dei vostri Istituti religiosi, per portare a compimento ogni progetto di bene. Vi ringrazio della vostra visita! Di cuore benedico voi e tutte le vostre sorelle di ambedue le congregazioni in ogni parte del mondo. E vi chiedo per favore di pregare per me, perché questo lavoro non è facile!