Intervento del Capo Delegazione della Santa Sede al Comitato esecutivo dell’Unhcr

La condizione di profugo
non può diventare normalità

Members of Bangladesh security personnel stand guard beside Rohingya refugees rescued from the sea ...
11 ottobre 2022

Si è tenuta ieri a Ginevra la 73ª Sessione del Comitato esecutivo dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Pubblichiamo di seguito la dichiarazione del Sotto-segretario per il Settore multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali e Capo della Delegazione della Santa Sede.

Questo Comitato esecutivo si riunisce in un tempo in cui violenza, persecuzioni e conflitti spezzano il nostro senso di fratellanza e l’unità della nostra famiglia umana.

Appena il mese scorso, Papa Francesco ha parlato proprio di questa preoccupazione, evidenziando che «dopo le due tragiche guerre mondiali, sembrava che il mondo avesse imparato a incamminarsi progressivamente verso il rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale e delle varie forme di cooperazione. Ma purtroppo la storia mostra segni di regressione. Non solo si intensificano conflitti anacronistici, ma riemergono nazionalismi chiusi, esasperati e aggressivi (cfr. Enc. Fratelli tutti, 11), e anche nuove guerre di dominio […] provocano distruzione ovunque. I numerosi conflitti armati che sono in corso preoccupano seriamente. Ho detto che era una terza guerra mondiale “a pezzi”; oggi forse possiamo dire “totale”, e i rischi per le persone e per il pianeta sono sempre maggiori» (1).

È in questo momento storico drammatico che i numeri record di persone dislocate stanno superando di gran lunga le soluzioni durature e l’aiuto umanitario disponibile. Mentre il nostro sguardo inevitabilmente è rivolto all’Ucraina, non dobbiamo mai dimenticare la portata della crisi globale di solidarietà e di umanità che bisogna affrontare. È in questo contesto più ampio che la Santa Sede segue con grande apprensione le conseguenze della guerra in Ucraina, tra cui le deportazioni forzate, esprimendo al contempo gratitudine a tutti coloro che hanno offerto accoglienza, in uno spirito autentico di fratellanza e generosità. Allo stesso tempo, la Santa Sede esorta tutti gli Stati a fare quanto è possibile per porre fine alla guerra e a impegnarsi nuovamente in un dialogo autentico per una pace duratura. Questa situazione non è sostenibile, ma non è nemmeno inevitabile!

Signor Presidente,

L’aumentato impatto del cambiamento climatico e dei disastri naturali sul dislocamento forzato esige una riflessione più profonda e un’azione concreta. Per i poveri e vulnerabili la realtà è già dura. Sebbene esistano iniziative specifiche, serve un approccio internazionale e istituzionale più armonizzato che riaffermi il mandato di protezione dell’Unhcr.

Al contempo, la Santa Sede desidera chiedere con urgenza progressi più tangibili ed efficienti per quanto riguarda soluzioni durature più in generale. Numeri importanti di rifugiati continuano a perdersi in uno stato di limbo, impossibilitati a ritornare a casa o a integrarsi nei loro Paesi di asilo. In questi casi, il ricollocamento in un Paese terzo è fondamentale. È della massima importanza individuare cammini alternativi per soluzioni tempestive e permanenti (2).

Il conflitto e le condizioni prolungate di profugo non possono diventare la “nuova normalità”. I rifugiati e le persone dislocate sono esseri umani e pertanto soggetti di diritti e doveri, non oggetti di assistenza. A tale riguardo, la Santa Sede esprime la sua gratitudine ai Paesi che hanno aumentato le loro quote di ricollocamento e alle numerose organizzazioni intermediarie e confessionali che collaborano con loro sul campo. Come ha affermato Papa Francesco, costruire il futuro con migranti e rifugiati significa anche riconoscere e apprezzare il loro contributo, maturare nella nostra comune umanità e costruire insieme un senso sempre più grande di “noi”. (3)

In questo luogo, la Santa Sede riconosce che la solidarietà dimostrata da alcuni Stati, in particolare, merita speciale apprezzamento. Tuttavia, né la solidarietà né la generosità sono risorse inesauribili e non possiamo lasciare che la vicinanza geografica sia l’unico fattore a determinare la nostra comune responsabilità di proteggere o il livello di assistenza umanitaria.

Signor Presidente,

A tale riguardo, la Santa Sede ribadisce la sua preoccupazione che alcuni Paesi abbiano aumentato il fardello delle comunità ospitanti attraverso una strategia insostenibile di esternalizzazione, evitando la responsabilità diretta per grandi flussi misti attraverso accordi che li fermano in punti strategici lungo il loro cammino. Tale delega di responsabilità non porta a soluzioni durature più efficienti ed efficaci. Al contrario, spinge molti richiedenti asilo a imbarcarsi su rotte alternative più pericolose alla ricerca di protezione.

Signor Presidente,

Prima di concludere, la Santa Sede desidera ancora una volta esprimersi ufficialmente in merito all’uso delle “conclusioni” di questo Comitato esecutivo per promuovere certe agende e ideologie piuttosto che la guida tecnica necessaria perché l’Unhcr affronti i bisogni concreti dei rifugiati e delle comunità ospitanti. L’approccio “prendere o lasciare” a cui ricorrono alcune Delegazioni, come anche altri forum delle Nazioni Unite, mina la volontà politica e il multilateralismo. Questa delegazione attende con piacere un ritorno al dialogo in buona fede ed è pronta a lavorare con altri Stati che apprezzano il valore del ricostruire le fondamenta del consenso autentico.

Signor Presidente,

Infine, a questo riguardo, notiamo una crescente frammentazione delle soluzioni, che non fa altro che alimentare nuove tensioni e divisioni (4). Sarebbe miope concentrarsi solo sul fornire assistenza, ignorando i “sintomi” di diverse crisi che la famiglia umana deve affrontare in questo momento. Per tali ragioni, la Santa Sede desidera proporre una riflessione collettiva più profonda sulle cause che sono alla base del dislocamento forzato. Ciò include compiere ogni sforzo per garantire le condizioni necessarie affinché le persone vivano in pace, sicurezza e dignità nei loro Paesi di origine. Richiede anche sforzi paralleli per promuovere e favorire la riconciliazione. Perciò, «bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale: no a un mondo diviso tra potenze in conflitto; sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano» (5).

La Santa Sede apprezza il rinnovo del suo mandato, Signor Alto Commissario, e ribadisce il suo impegno a lavorare insieme per il bene dei rifugiati in tutto il mondo.

Grazie, Signor Presidente.

di Francesca Di Giovanni


Cfr. Papa Francesco, Discorso alla Sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, 10 settembre 2022.

Cfr. Papa Francesco, Lettera enciclica Fratelli tutti, n. 130.

Cfr. Papa Francesco, Messaggio per la 108ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, 25 settembre 2022.

Cfr. Dichiarazione di Sua Eminenza il Cardinale Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità Papa Francesco, al Dibattito generale della Settimana di Alto livello in apertura della 77a Sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 24 settembre 2022.

Cfr. Papa Francesco, Parole pronunciate dopo l’Angelus, 3 luglio 2022.