La diplomazia prova a fermare la tragica spirale della guerra ma il vertice a Leopoli tra Zelensky, Guterres e Erdoğan si conclude con un nulla di fatto

Senza tregua

A volunteer places a cross with a number to a grave of one of unidentified persons killed by Russian ...
19 agosto 2022

Kiev, 19. Nulla di fatto riguardo all’obiettivo più alto del vertice trilaterale a Leopoli tra il segretario generale dell’Onu, António Guterres, e i presidenti di Ucraina e Turchia, Volodymyr Zelensky e Recep Tayyip Erdoğan. La porta del dialogo diretto tra Mosca e Kiev rimane chiusa, nonostante gli sforzi della diplomazia internazionale guidati da Ankara.

Erdoğan ha riaffermato la disponibilità del suo Paese a ospitare colloqui diretti tra i presidenti russo e ucraino per arrivare a un accordo sul cessate il fuoco. Ma al termine del vertice di ieri in Ucraina, un portavoce dell’Onu, Farhan Haq, ha riconosciuto che «negoziati concreti sono ancora lontani» e il presidente Zelensky è stato molto chiaro sulle condizioni per riaprire la porta del dialogo: «Le persone che uccidono, violentano, colpiscono le nostre città ogni giorno non possono volere la pace; dovrebbero prima lasciare il nostro territorio, poi vedremo».

Guterres, che oggi prosegue la sua missione con tappe a Odessa e Istanbul, ha esortato Mosca e Kiev a mostrare uno «spirito di compromesso» e ad assicurare il continuo successo dell’accordo sui cereali che ha permesso la ripresa delle esportazioni dall'Ucraina. Le autorità portuali ucraine annunciano che la venticinquesima nave mercantile carica di cereali è salpata dal porto di Chornomorsk alla volta dell’Egitto. E il presidente turco, artefice della mediazione che ha sbloccato le esportazioni, ha rivendicato il successo definendo l’accordo del 22 luglio «un esempio storico della collaborazione tra Turchia, Onu, Ucraina e Russia». Sono 625.000 le tonnellate di cereali già partite dai porti ucraini del Mar Nero. Guterres, da parte sua, ha assicurato che l’Onu intensificherà le esportazioni di cereali dall’Ucraina prima dell’inverno.

Quello dell’accordo sull’export dei cereali rimane, purtroppo, l’unico successo diplomatico riconosciuto al vertice di Leopoli, che non ha invece fatto registrare sviluppi significativi riguardo alla possibile visita degli ispettori internazionali nella centrale nucleare di Zaporizhzhia. Guterres ha ribadito la richiesta che la centrale occupata dai russi venga «smilitarizzata», come chiesto anche da Kiev, mentre Mosca ha nuovamente respinto tale proposta. Rimane quindi indefinita la possibilità di una missione degli ispettori internazionali a Zaporizhzhia, mentre sembra in fase più avanzata quella per indagare sull’attacco al centro di detenzione di Olenivka, nella regione del Donetsk, che a fine luglio ha causato la morte di oltre 50 prigionieri ucraini.

Nuovi attacchi russi vengono intanto segnalati su Kharkiv e Mykolaiv. Si tratta di due città strategiche, rispettivamente nel nord-est e nel sud dell’Ucraina, ripetutamente prese di mira dalle forze russe negli ultimi giorni. Il governatore regionale di Kharkiv, Oleh Synehubov, ha dichiarato che negli ultimi tre giorni la città è stata colpita tre volte: almeno 17 persone sono state uccise e 42 ferite.

Resta alta la tensione anche in Crimea, dove quattro esplosioni si sono verificate nella base aerea russa di Belbek, a nord di Sebastopoli. E le difese aeree sono state attivate anche vicino a Kerch, la città nei pressi dell’omonimo ponte che rappresenta una rotta di rifornimento vitale per i russi nella penisola. L’agenzia di stampa Ria Novosti riferisce inoltre di un incendio divampato in un deposito di munizioni nel villaggio di Timonovo, nella regione di Belogord.

In questo contesto, fanno discutere le frasi del vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitrj Medveded, il quale ha invitato gli europei a «punire» alle urne i loro «governi idioti» se non vogliono passare «l’inverno al freddo». La dichiarazione dell’ex presidente russo ha destato particolare preoccupazione in Italia, in vista delle elezioni del 25 settembre, con molti partiti che hanno denunciato quella che ritengono un’indebita ingerenza nella politica interna.