A settant’anni dalla «Exsul familia» di Pio xii sulla cura dei migranti

Tradizione e memoria

 Tradizione e memoria  QUO-179
06 agosto 2022

In occasione dei settant’anni della «Exsul familia» (1° agosto 1952), la costituzione apostolica di Pio xii sulla cura spirituale e pastorale dei migranti, ripubblichiamo l’introduzione — scritta dal direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione — al volume «La famiglia esule. Attualità del magistero sui migranti» edito nel 2020 dalla Libreria editrice vaticana. Il libro contiene il testo italiano della prima parte del documento papale, accompagnato dai commenti di Fabio Baggio, sotto-segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e dal messaggio di Papa Francesco per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2019.

Nel discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 9 gennaio 2020, Papa Francesco ha auspicato che l’Europa non perda «il senso di solidarietà che per secoli l’ha contraddistinta, anche nei momenti più difficili della sua storia. Non perda quello spirito che affonda le sue radici, tra l’altro, nella pietas romana e nella caritas cristiana, che ben descrivono l’animo dei popoli europei».

Nel tempo frenetico che viviamo, immersi in una mole imponente di informazioni e di commenti che ci sollecitano a reagire sull’onda dell’emotività e senza riflettere, tante volte manca la capacità di guardare al passato per affrontare adeguatamente il presente e per cercare di disegnare il futuro. Il richiamo alla pietas e alla caritas come elementi costitutivi di un’identità rappresenta dunque un invito a non dimenticare ciò che i popoli europei sono stati e che dovrebbero continuare a essere.

L’accoglienza e la cura che la Chiesa, lungo tutta la sua storia, non ha mai mancato di predicare e testimoniare di fronte agli sfollati, ai rifugiati e agli stranieri, fedele alle parole di Gesù (Mt 25, 35) «ero forestiero e mi avete ospitato», ha trovato espressione pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale nella costituzione apostolica Exsul familia di Pio xii, datata 1° agosto 1952. La situazione dell’Europa e del mondo, sette anni dopo la conclusione del sanguinoso conflitto costato la vita — secondo le stime prevalenti — a circa 55 milioni di persone, per la maggior parte civili, registrava ancora un numero elevato di sfollati di guerra. L’importante documento magisteriale fa emergere la premura di Papa Pacelli, che quella guerra aveva cercato di evitare per poi prodigarsi in favore delle vittime.

Exsul familia si apre con queste parole del Vescovo di Roma: «La Famiglia di Nazareth in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe emigranti in Egitto e qui rifugiati per sottrarsi alle ire di un empio re, sono il modello, l’esempio e il sostegno di tutti gli emigranti e pellegrini di ogni età e di ogni Paese, di tutti i profughi di qualsiasi condizione che, incalzati dalla persecuzione o dal bisogno, si vedono costretti ad abbandonare la patria, i cari parenti, i vicini, i dolci amici, e a recarsi in terra straniera». Subito dopo, Pio xii ricorda che «la Santa Madre Chiesa... spinta dal suo immenso amore per le anime e impaziente di adempiere agli impegni dell’universale salvifico mandato affidatole da Cristo, non ha tardato a prendersi la cura, specialmente spirituale, anche dei pellegrini, dei forestieri, degli esuli, di tutti gli emigranti, senza risparmio di forze».

Il testo in italiano di questo documento, oggi poco ricordato, non era facilmente reperibile. Per questo la Libreria Editrice Vaticana ha deciso di ripubblicare la prima e più corposa parte della costituzione apostolica, quella dedicata a presentare la sollecitudine manifestata lungo i secoli dalla Chiesa in favore di rifugiati e migranti. È accompagnato da due saggi che ne aiutano la lettura presentando la continuità del magistero e inquadrando il contesto storico, rispettivamente curati da padre Fabio Baggio, sotto-segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, e dallo storico Andrea Riccardi. Leggendo queste pagine si comprende di più e meglio il magistero dell’attuale Pontefice su questo tema così attuale.

Il 16 aprile 2016, nel corso del suo viaggio lampo nell’isola greca di Lesbo compiuto insieme al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo e all’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronimos, Francesco ha visitato il campo profughi di Moria, dove cattolici e ortodossi lavorano fianco a fianco per prendersi cura di quanti sono vittime dei conflitti, delle emergenze umanitarie, degli sconvolgimenti climatici. «Dio — ha detto in quella occasione il Papa — ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità».

Quello stesso giorno, nel pomeriggio, prima di riprendere l’aereo verso Roma portando con sé tre famiglie di rifugiati, nella preghiera recitata in memoria delle vittime delle migrazioni Francesco ha fatto riecheggiare l’insegnamento di Pio xii, collegando l’esperienza concreta vissuta nei nostri giorni da tanti nostri fratelli e sorelle a quella sperimentata da Gesù bambino, da Maria e da Giuseppe, costretti a fuggire per sopravvivere:

Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, /sopportando paura, incertezza e umiliazione, /al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza. / Come Tu non hai abbandonato il tuo Figlio / quando fu condotto in un luogo sicuro da Maria e Giuseppe, / così ora sii vicino a questi tuoi figli e figlie / attraverso la nostra tenerezza e protezione. / Fa’ che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo / dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa / e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace.

di Andrea Tornielli