Francesco rilancia la sua visione di sport indicando due campionesse di hockey

Sarah, Marie-Philip
e il senso di “fare squadra”

 Sarah, Marie-Philip e il senso di “fare squadra”  QUO-173
30 luglio 2022

La sensibilità e la visione di Papa Francesco per lo sport è uno dei punti forti del suo servizio nel pontificato. Tanto da inserire la parola “sport” nella costituzione apostolica Praedicate evangelium (affidandone la cura al Dicastero per la cultura e l’educazione - articolo 154) e da sostenere la polisportiva ufficiale Athletica Vaticana.

Con questo stile di dignità culturale per lo sport come esperienza umana autentica, ieri a Iqaluit il Papa ha parlato anche di hockey: sa bene che in Canada le partite sul ghiaccio sono più di uno sport perché uniscono popoli e generazioni. Sono cultura, linguaggio comune, punto di incontro, opportunità di dialogo. E ha indicato due popolarissime giocatrici di hockey — Sarah Nurse e Marie-Philip Poulin — perché sanno “fare squadra”, esserci quando conta per davvero. Non è “solo” un’analisi tecnica quella proposta da Francesco, perché anche per le campionesse lo sport è relazioni, solidarietà, inclusione, rispetto, fraternità in modo che nessuno resti indietro da solo. “Fare squadra” altrimenti si perde: Nurse e Poulin lo ricordano coi fatti.

Ai giovani del Mozambico, il 5 settembre 2019, Francesco aveva proposto, in particolare, la storia di Maria Mutola, la donna più famosa nel Paese, capace di vincere gli 800 metri alle Olimpiadi superando infortuni e cadute, e oggi in prima fila nel dare una opportunità ai bambini più fragili.

Anche Sarah Nurse e Marie-Philip Poulin — significativamente due donne — non fanno gol “e basta” sul ghiaccio rovente dell’hockey. Poulin, 31 anni, da giugno si occupa di far crescere i futuri campioni non solo tecnicamente ma anche culturalmente perché, dice, «voglio essere ricordata per il mio lavoro etico e per lo spazio che ho sempre dato alle altre persone». Non solo per i titoli, anche se nessuno ha vinto più medaglie olimpiche e mondiali della “capitana”. Nemmeno tra gli uomini. Nessuno ha fatto più gol e assist decisivi nelle finali. Forse, un giorno, le statistiche le metteranno vicino proprio Sarah Nurse, più giovane di 4 anni, che a reti e assist a raffica aggiunge una campagna in prima linea perché ogni tipo di razzismo sia spazzato via.