Ai paolini

Redimere la comunicazione da scandalismo
e disinformazione

 Redimere  la comunicazione da scandalismo  e disinformazione   QUO-138
18 giugno 2022

Bisogna «redimere la comunicazione» da disinformazione, partigianeria e scandalismi. È la raccomandazione rivolta da Papa Francesco ai partecipanti al capitolo generale della Società San Paolo, ricevuti in udienza nella tarda mattinata di oggi. Il Pontefice ha consegnato ai presenti il discorso preparato e ne ha improvvisato uno a braccio, in cui soffermandosi sul carisma paolino al servizio della comunicazione ha sottolineato come si tratti anzitutto di “una vocazione” e poi anche di una “professione”.

Il discorso del Papa


Il testo del discorso consegnato

Non basta vivere "connessi" pre creare ponti


E questo è il testo del discorso consegnato dal Pontefice.

Cari fratelli, buongiorno!

Vi do il benvenuto e ringrazio il Superiore Generale per il suo saluto e la sua presentazione. Siete venuti in occasione del vostro xi Capitolo Generale, che ha questo tema: “«Lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare» (Rm 12, 2). Chiamati ad essere artigiani di comunione per annunciare profeticamente la gioia del Vangelo nella cultura della comunicazione”.

L’apostolo Paolo, nel versetto della Lettera ai Romani che ha guidato queste vostre giornate di lavoro, invita tutti noi a non conformarci alla mentalità del mondo, ma a lasciarci trasformare cambiando il nostro modo di pensare. Paolo non dice “trasformate” il mondo, ma “trasformatevi”, anzi, «lasciatevi trasformare», ossia fate spazio all’unico Soggetto in grado di potervi trasformare: lo Spirito Santo, la Grazia di Dio. Lasciarci trasformare prima noi, per poi trasformare il mondo intorno a noi.

L’espressione “rinnovare il modo di pensare” — come voi mi insegnate — è al centro della proposta di vita spirituale e apostolica che il vostro Fondatore, il beato Giacomo Alberione, ha elaborato e codificato per voi, proprio a partire dell’esperienza di San Paolo. Scriveva il Beato: «Dalla mente viene tutto. Se uno fa un’opera buona è perché l’ha pensata e poi l’ha voluta e poi l’ha fatta. Quindi sempre, primo punto da guardare, è la mente» (Alle Pie Discepole del Divin Maestro, viii, Roma, 1986, 365).

È dunque prima di tutto la mentalità che va cambiata, convertita, assimilata a quella di Gesù Maestro, per contribuire a diffondere nella società un modo di pensare e di vivere fondato sul Vangelo. È una grande sfida per la Chiesa e per voi Paolini, caratterizzati dal carisma istituzionale della comunicazione. In effetti, non è sufficiente utilizzare i mezzi di comunicazione per propagare il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa; occorre integrare il messaggio stesso nella nuova cultura creata dalla comunicazione moderna. Una cultura che nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici (cfr. Enc. Redemptoris missio, 37, c). 

Un tema-chiave, al riguardo, è quello delle relazioni interpersonali nel mondo globalizzato e iperconnesso. È un tema-chiave sia sul piano umano e sociale, sia sul piano ecclesiale, perché tutta la vita cristiana parte e si sviluppa attraverso il rapporto da persona a persona. E ormai, dopo i primi tempi di euforia per le novità tecnologiche, siamo consapevoli che non basta vivere “in rete” o “connessi”, bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione, arricchita dall’ambiente digitale, effettivamente crea ponti e contribuisce alla costruzione della cultura dell’incontro. 

Per la vostra specifica missione di evangelizzazione nel mondo della comunicazione, Don Alberione vi ha voluti uomini consacrati, chiamati a dare la testimonianza del Vangelo con la dedizione senza riserve all’apostolato. Guardate, per questo, all’apostolo Paolo come modello di uomo conquistato da Cristo e spinto dalla sua carità sulle strade del mondo. Da Paolo imparate sempre di nuovo la passione per il Vangelo e lo spirito missionario, che nascendo dal suo “cuore pastorale” lo spingevano a farsi tutto a tutti. E un aspetto che, parlando di Paolo, rischia di venire trascurato, ma che in realtà appare chiaramente dalle sue lettere, è che lui non agiva da solo, come un eroe isolato, ma sempre in collaborazione con i suoi compagni di missione. Da lui, pertanto, imparate anche a lavorare in squadra con gli altri, a lavorare “in rete”, ad essere artigiani di comunione, utilizzando i mezzi di comunicazione più efficaci e aggiornati per arrivare con la Buona Notizia alle persone dove e come vivono. 

Questo stile di comunione cercate di coltivarlo prima di tutto tra di voi, nelle vostre comunità e nella Congregazione, praticando quella sinodalità che in tutta la Chiesa ci siamo proposti di approfondire e soprattutto di esercitare ad ogni livello. Parlando a voi, vi chiedo di mettere al servizio di questo processo il vostro carisma, cioè di aiutare la Chiesa a camminare insieme valorizzando al meglio i mezzi di comunicazione. È un servizio che da sempre vi vede attenti, ma che in questa fase chiede di essere pensato e studiato in maniera tematica. In due parole, il tema è: sinodalità e comunicazione.

Ma non vorrei che vi sentiste considerati solo su questo piano, diciamo “professionale”, della vostra specifica competenza. No, la comunione siete chiamati a viverla ordinariamente nella fraternità, nelle relazioni con le Comunità diocesane in cui vivete, e naturalmente con la grande e variegata Famiglia Paolina. Il vostro orizzonte sia sempre quello di Paolo, cioè l’intera umanità del nostro tempo, a cui è destinato il Vangelo di Cristo, in modo speciale quanti appaiono come i “lontani”, gli indifferenti e persino gli ostili. Spesso, a ben guardare, queste persone nascondono in sé una nostalgia di Dio, una sete di amore e di verità. 

Cari fratelli, grazie della vostra visita e soprattutto del vostro impegno al servizio della Chiesa e dell’evangelizzazione. Maria, Regina degli Apostoli, con la sua materna protezione vi accompagni sempre nel vostro cammino. Benedico di cuore tutti voi e i vostri confratelli. E vi chiedo per favore: non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!