Lobby di morte

epa09973541 Police and investigators continue to work at the scene of a mass shooting at the Robb ...
25 maggio 2022

Ventuno vittime, 19 delle quali bambini: è l’agghiacciante bilancio dell’ennesima strage compiuta in una scuola degli Stati Uniti. A piangere per la follia di un diciottenne, ucciso dalla polizia, stavolta è la comunità di Uvalde, Texas, uno degli Stati con le leggi più permissive sul possesso di armi, in nome di quel secondo emendamento della Costituzione considerato sacro, intoccabile. È come se si fosse rimasti fermi ai tempi della selvaggia frontiera, con la gente sempre allerta, pronta a difendersi da un possibile nemico esterno, senza accorgersi che il nemico è in casa.

Oggi, dopo l’ennesimo massacro, quanti difendono il possesso delle armi e si battono per leggi sempre meno restrittive parlano di orrore, insensatezza, si dicono addolorati, rattristati e pregano per le vittime e i loro familiari: parole che risultano offensive di fronte al dolore indicibile di chi sta piangendo un figlio. Venerdì probabilmente alcuni di loro parteciperanno all’assemblea annuale della National Rifle Association, la potente lobby delle armi americana, che si terrà a Huston, non lontano dal luogo della strage.

Non si può non sentire il peso di quanto accaduto, il peso delle tante, troppe vittime sacrificate ogni anno sull’altare di questa presunta libertà. Ma quanti si faranno scrupoli quando al Congresso bloccheranno, come in passato, l’ennesima legge contro le armi facili? A mancare sono il coraggio e la determinazione per fermare questa lobby di morte. In gioco non ci sono soltanto la civiltà di un popolo, la dignità di una nazione democratica, che già vorrebbero dire tanto, ma la vita delle persone. 

di Gaetano Vallini