L’arcivescovo Gallagher a Kiev ribadisce l’importanza di uno sforzo incessante nella ricerca di «modi immediati per porre fine a un conflitto insensato»

La pace unico obiettivo

A destroyed home is pictured in the village of Biskvitne, near Kharkiv, eastern Ukraine on May 20, ...
21 maggio 2022

Si è conclusa con una breve ma intensa cerimonia presso la chiesa di San Nicola la visita dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher a Kiev. L’antico edificio di culto incarna, infatti, per la comunità cattolica della città tutta la speranza per la pace e la riconciliazione. Trasformata in “Casa della musica” sotto il regime comunista, la chiesa di San Nicola — oggi tutelata come patrimonio artistico dello Stato — si appresta a essere restituita alla devozione dei fedeli.

Proprio in questo luogo monsignor Gallagher ha presieduto la celebrazione per la consegna della statua di san Michele arcangelo proveniente dal Gargano e benedetta da Papa Francesco. «Possa san Michele proteggere la città di Kiev — ha detto monsignor Gallagher di fronte a una folla di fedeli — e favorire un percorso di pace».

La ricerca diplomatica, politica e sociale di iniziative che possano condurre al dialogo e alla ricerca della pace è stata il filo conduttore dei molti incontri che il Segretario per i rapporti con gli Stati ha avuto con i vertici istituzionali ucraini a partire dal colloquio con il capo dell’ufficio di presidenza Andriy Yermak, con il primo ministro Denys Shmihal e, infine, con il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.

Nel corso della conferenza stampa presso il ministero degli Affari esteri ucraino, monsignor Gallagher ha sottolineato come questa visita gli abbia «permesso di toccare con mano le ferite di questo Paese». In mattinata, infatti, l’alto prelato vaticano ha avuto la possibilità di visitare le «città martiri» – come lui stesso le ha definite — di Bucha, Vorzel e Irpin.

A Bucha — ha detto — «è accaduta una delle cose più terribili» in Europa e purtroppo «entrerà nella storia del xxi secolo. È un vero e proprio campanello d’allarme per tutti noi per dire: “Non date la pace per scontata”. La pace è un dono di Dio, ma è anche qualcosa per cui gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dalla religione o dall’appartenenza politica, devono lavorare costantemente. E se non lo facciamo, ciò accade a nostro rischio e pericolo, come dimostra eloquentemente Bucha».

Al termine dell’incontro monsignor Gallagher e il ministro Kuleba sono usciti dal palazzo del ministero degli Esteri per recarsi a piedi nella piazza antistante dove si trova il Memoriale dei caduti per l’Ucraina per deporre un omaggio floreale e sostare in un momento di preghiera. La mia visita in Ucraina, ha detto il Segretario per i rapporti con gli Stati parlando ai giornalisti, «vuole dimostrare la vicinanza della Santa Sede e di Papa Francesco al popolo ucraino, particolarmente alla luce dell’aggressione della Russia». Ed è una continuazione «della speciale attenzione del Santo Padre nei confronti dell’Ucraina, testimoniata dall’invio nelle settimane scorse del cardinale Konrad Krajewski, suo elemosiniere, e del cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale».

Monsignor Gallagher ha sottolineato il grande dolore del Papa «per i numerosi morti, le violenze di tutti i tipi, le distruzioni delle città, la separazione delle famiglie e per i tantissimi rifugiati». Riferendosi ai tentativi di «trovare modi immediati per porre fine al conflitto insensato» in Ucraina, il segretario per i Rapporti con gli Stati ha sottolineato che «la fede in Dio e nell’umanità ci porta comunque a perseverare nel seguire l’obiettivo della pace attraverso la preghiera, le parole e gli atti senza lasciarci soccombere di fronte a questa sfida enorme».

Al termine dell’intensa giornata di incontri l’arcivescovo non ha voluto rinunciare a visitare la cattedrale romano-cattolica di Sant’Alessandro, come anche il magnifico complesso di Santa Sofia. Tutti luoghi che dovrebbero rammentare all’uomo di oggi l’importanza della ricchezza della fede nelle sue tante forme e l’unicità del sentimento di speranza e fratellanza nel perseguimento della pace per il bene dei popoli.

Oggi monsignor Gallagher farà ritorno a Leopoli dove risiederà presso la residenza dell’arcivescovo cattolico Mieczysław Mokrzycki prima di fare rientro, domenica, in Vaticano. 

di Stefano Leszczynski