Si celebra la Pontificia opera della propagazione della fede

«Una preghiera e un soldo per le missioni»

 «Una preghiera e un soldo per le missioni»  QUO-099
02 maggio 2022

Se oggi in Pakistan don Emmanuel Parvez, parroco a Faisalabad, può celebrare messa per le famiglie povere cristiane di una parrocchia che include trentotto villaggi nel Punjab, è grazie al contributo materiale e spirituale che ha ricevuto dalle Pontificie opere missionarie (Pom). Lo stesso è vero per i bambini curati, nel sostentamento e nell’istruzione, dalle Figlie di Maria Immacolata di Agen, le suore marianiste in Malawi; o per i giovani che studiano per diventare sacerdoti o consacrati in seminari di paesi tra i più poveri del mondo, come Bangladesh e Burundi. È un sostegno universale alle Chiese locali, soprattutto in Africa, America Latina, Asia e Oceania, nell’annunziare il Vangelo, nelle forme e nelle vie che ognuna di esse, secondo il contesto, percorre.

«E per rafforzamento delle Chiese particolari — osserva l’arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, segretario aggiunto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli con incarico di presidente delle Pom — intendiamo l’opera di affiancare le persone, preti, religiosi e laici in circa mille circoscrizioni ecclesiastiche, accompagnati nel loro cammino di fede». Questo contributo, cruciale per la vita di un terzo dei credenti nel mondo, viene ricordato in particolare il 3 maggio, perché proprio quel dì del 1822, grazie alla straordinaria intuizione spirituale di una giovane donna, la francese Pauline-Marie Jaricot, nasceva l’Associazione della propagazione della fede, con l’idea di coinvolgere tutti i battezzati a donare «una preghiera e un soldo per le missioni». Fu, questa, un’ispirazione che ben presto si diffuse (con la facilità di quelle opere guidate dalla grazia di Dio) in Francia, in Europa e nel mondo intero coinvolgendo centinaia di migliaia di persone. Esattamente cento anni dopo, il Papa volle riconoscere questo vasto e capillare movimento spirituale missionario nato dal basso, da una visione dell’annuncio del Vangelo che andava oltre il contesto locale, elevando a “pontificia” questa iniziativa popolare di devozione e insieme di azione. Nacquero così le Pontificie opere missionarie, che oggi gestiscono e distribuiscono il Fondo universale di solidarietà che — alimentato dalle offerte della Giornata missionaria mondiale (nella penultima domenica di ottobre) — beneficia ogni anno migliaia di piccole diocesi nelle nazioni più povere, sovvenendo alle loro necessità pastorali e spirituali, alla loro precipua missione evangelizzatrice. «Il che può significare costruire una cappella, sostenere un convento di suore di clausura, far nascere una radio, contribuire all’istruzione di bambini o alla vita delle famiglie dei catechisti», rimarca monsignor Dal Toso, ricordando che ogni Chiesa locale presenta le sue esigenze pastorali e poi, in completa autonomia, gestisce i sussidi per le opere di annuncio del Vangelo, missione, cooperazione.

Sono tre, spiega l’arcivescovo presidente, i punti fermi dello spirito e dell’azione delle Pom: «La fede, sorgente della missione, che cresce grazie all’animazione dei battezzati; la missione, che è prima di tutto opera di Dio, e parte della chiamata personale di ogni cristiano, in forza del battesimo, a essere missionario con la parola e la testimonianza; l’universalità, che ben si esprime nella frase del beato Paolo Manna, fondatore della Pontificia unione missionaria: “Tutta la Chiesa per tutto il mondo”». Questo concetto ribalta e supera la mentalità di un movimento missionario Nord-Sud, per sposare invece un paradigma autenticamente cattolico, cioè quello della circolarità: «Il contributo che, nelle diverse forme, giunge dalle Chiese di antica tradizione alle Chiese più giovani, in Africa, in Asia o in altre parti del mondo», osserva Dal Toso, «viene oggi restituito tramite il dono di sacerdoti e missionari che prestano servizio nelle nostre terre: a esempio solo negli Stati Uniti d’America sono già diecimila i missionari e sacerdoti fidei donum da paesi del Sud del mondo».

Con questo spirito, allora, le oltre 120 direzioni nazionali delle Pontificie opere missionarie in tutto il mondo ricordano e celebrano il motu proprio Romanorum Pontificum con cui il 3 maggio 1922 Pio xi dichiarava “pontificie” tre delle attuali quattro opere missionarie (la quarta, l’Unione missionaria, lo sarebbe diventata nel 1956): l’Opera della propagazione della fede, impegnata a sostenere le esigenze pastorali delle Chiese locali; l’Opera della santa infanzia, che si dedica alla formazione e animazione dei bambini, protagonisti dell’evangelizzazione e del sostegno ai loro coetanei; l’Opera di san Pietro apostolo, che sostiene quasi 800 seminari e oltre 77.000 seminaristi, per la formazione del clero nei territori di missione. Le celebrazioni organizzate a livello locale, senza eventi centralizzati (proprio secondo lo spirito e la prassi delle Pom), giungeranno fino al 22 maggio, quando ci si ritroverà a Lione per la beatificazione di Pauline-Marie Jaricot, giovane donna che già duecento anni fa, animata da profonda fede, viveva un intenso slancio missionario che ha coinvolto tutta la comunità dei credenti nel mondo. «Pauline voleva far appassionare i cristiani alla missione in terre lontane per evangelizzare nelle terre vicine», ricorda Dal Toso. Ecco il movimento circolare che ancora oggi alimenta e sostiene l’evangelizzazione della Chiesa.

di Paolo Affatato