Ultimatum russo ai combattenti asserragliati nell’acciaieria

Ore decisive a Mariupol

FILE PHOTO: A view shows damaged buildings, with the Azovstal Iron and Steel Works plant in the ...
20 aprile 2022

Kiev, 20. Dall’acciaieria Azovstal — ultimo avamposto della resistenza ucraina a Mariupol — arriva il disperato appello dei difensori della strategica città orientale assediata dalle forze russe. «Il nemico è dieci volte più numeroso di noi, queste potrebbero essere le nostre ultime ore di vita», dice un ufficiale dei militari di Kiev, chiedendo alla comunità internazionale di farli uscire dall’impianto.

Bombe super potenti sarebbero già state lanciate per colpire anche i tunnel dell’acciaieria, ormai quasi completamente distrutta, dove si nascondono uno sparuto manipolo di combattenti e un migliaio di civili. E con la stretta decisiva su Mariupol è iniziata la cosiddetta “fase due” dell’offensiva russa nel Donbass: una pioggia di fuoco lungo un fronte di 480 chilometri nel sud-est per annientare le ultime sacche di resistenza. Anche se, ha assicurato il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, non sarà utilizzata l’arma nucleare.

Dopo avere tentato nella notte un assalto all’acciaieria con le forze speciali, i russi hanno lanciato un nuovo ultimatum, intimando ai combattenti di deporre le armi e arrendersi. Ma gli ultimi difensori di Mariupol non hanno ceduto, anche se hanno confermato che l’acciaieria è «quasi completamente distrutta». E hanno denunciato che ci sono «civili sotto le macerie» dell’impianto siderurgico, dove manca praticamente tutto, dall’acqua ai medicinali.

«Facciamo appello a tutti i leader mondiali e li preghiamo di aiutarci. Chiediamo loro di utilizzare la procedura di estrazione e portarci nel territorio di un Paese terzo», scrive su Facebook Serguiy Volyna, comandante della 36ª brigata della Marina nazionale ucraina.

Da parte sua, Mosca accusa i «nazionalisti ucraini» di usare i civili presenti nell’impianto come scudi umani. Ma la situazione a Mariupol rimane «brutale» in tutta la città portuale, ha detto nella notte il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, anche se stamane è stato raggiunto un accordo per un corridoio umanitario per donne, bambini e anziani. Per il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, l’intenzione è quella di evacuarne circa 6.000 con 90 bus. Secondo Boychenko, nella città assediata restano ancora circa 100.000 civili allo stremo delle forze.

Un appello a garantire l'evacuazione della popolazione era arrivato poche ore prima dalla Cina: tutte le parti in conflitto in Ucraina «dovrebbero rispettare rigorosamente il diritto umanitario internazionale e fare tutto il possibile per facilitare l’evacuazione e l’assistenza ai civili», aveva affermato il rappresentante cinese all’Onu, Zhang Jun.

Ma l’offensiva dei militari russi nell’est non interessa solo Mariupol. Nelle ultime ore si registra infatti una un’intensificazione dei combattimenti nel Donbass, con l’obiettivo di raggiungere il controllo completo della regione. Lo riporta l’intelligence britannica nel suo ultimo aggiornamento, precisando che gli attacchi evidenziano l’intenzione di Mosca di cercare di interrompere il flusso dei rinforzi ucraini in quella regione. E Kiev — dove intanto è arrivato stamani il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in nome di «un’Europa libera e democratica» — spiega che i russi si stanno raggruppando proprio per proseguire l’offensiva per il pieno controllo del territorio delle regioni orientali. Bombe russe sono state segnalate oggi anche su Rubizhne e Sievierodonetsk, nella regione di Lugansk.

Da Washington il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha chiesto intanto agli alleati di proseguire con l’invio di armi all’Ucraina e con le sanzioni economiche contro la Russia. Biden stesso, secondo quanto anticipato dal quotidiano «The New York Times», dovrebbe annunciare nei prossimi giorni un nuovo pacchetto da 800 milioni di dollari in aiuti militari per Kiev.

Dal Canada arriverà invece artiglieria pesante, ha assicurato da Ottawa il primo ministro, Justin Trudeau. Canada che ha anche ampliato le sanzioni economiche contro Mosca, colpendo la governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, e due figlie del presidente russo, Vladimir Putin. Anche il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha annunciato l’invio di altri armamenti a Kiev, tra cui i missili Brimstone.

Zelensky però ha sferzato di nuovo l’Occidente sulla questione armi: «Se avessimo ricevuto nella prima settimana di guerra ciò che stiamo ottenendo ora, avremmo già posto fine» a questo conflitto, ha affermato. Secondo il rappresentante russo alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, la Nato sta inviando a Kiev solo «armi obsolete», mentre l’Onu chiederebbe una tregua «soltanto per fornirne altre».

Sull’invio di armamenti all’Ucraina è intervenuto anche Zhang, invitando tutti i Paesi ad astenersi. «Mandare armi — ha sottolineato il rappresentante cinese alle Nazioni Unite — non porterà alla pace», ma, anzi, «prolungherà e intensificherà il conflitto aggravando ulteriormente la catastrofe umanitaria». Zhang ha criticato anche le sanzioni internazionali contro la Russia: «Il blocco di beni di altri Stati mina la stabilità economica mondiale e colpisce la sovranità», ha precisato.

Confortanti notizie arrivano intanto sul fronte della sicurezza nucleare. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha infatti reso noto che da ieri sera sono state ristabilite le comunicazioni dirette con la centrale di Chernobyl. Le forze russe avevano sequestrato il sito il 24 febbraio per cinque settimane, prima di ritirarsi il 31 marzo. Il 10 marzo l’Ucraina aveva informato l’Aiea di avere perso i contatti con l’impianto. L'autorità di regolamentazione aveva invece continuato a ricevere informazioni sulla situazione a Chernobyl — a pochi giorni dall’anniversario del terribile disastro nucleare del 1986 — attraverso la gestione esterna della centrale. «Questa chiaramente non era una situazione sostenibile ed è un’ottima notizia che ora si possa contattare direttamente il sito quando necessario», ha affermato il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, annunciando anche di avere intenzione di dirigere una missione di esperti dell’Agenzia atomica dell’Onu nella centrale ucraina entro fine mese, per condurre valutazioni di sicurezza nucleare e radiologica, fornire attrezzature vitali e riparare i sistemi di monitoraggio remoto di salvaguardia dell’impianto.