Uniti al Pontefice nella preghiera
Ascoltarsi
Accolto dal padre guardiano della basilica dell’Annunciazione, fra Bruno Varriano, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Pierbattista Pizzaballa, ha presieduto ieri mattina a Nazareth la messa nella solennità dell’Annunciazione della Vergine e la successiva preghiera di consacrazione di Russia e Ucraina al cuore immacolato di Maria. Alla cerimonia hanno partecipato, in una basilica affollata come non accadeva dall’inizio della pandemia, gran parte della popolazione araba cattolica di Nazareth ma anche tre gruppi di pellegrini accompagnati dai rispettivi vescovi.
Il patriarca ha centrato la sua omelia sul tema dell’ascolto, che è il primo elemento di quella che san Paolo vi definì “la scuola di Nazareth”, l’insegnamento di Maria. Un ascolto che oggi risulta peraltro preliminare e necessario al processo sinodale che riguarda la Chiesa universale. «La Vergine Maria ha ascoltato la voce dell’angelo, ha fatto propria la richiesta che gli veniva dal Cielo», ha esordito Pizzaballa. «Erano richieste inaudite, difficili da comprendere, che andavano contro ogni consuetudine del tempo, contro il modo di pensare, contro ogni ragionevolezza umana e che lasciavano interdetti. Eppure, la Vergine non ha esitato a dire il suo “sì”. Ha accettato di far parte di un progetto di cui non sapeva nulla e le cui prospettive future le erano ignote». Ascoltare è più che udire, ha continuato il patriarca. «Ascoltare significa aprirsi all’altro, fare spazio all’altro dentro di sé, nel modo di pensare, nelle cose da compiere, nelle prospettive da darsi. Richiede un atteggiamento di fiducia, di libertà e gratuità». Ancora: «La scuola di Nazareth oggi ci ricorda che le paure non hanno mai costruito nulla, ma al contrario distruggono. Ci insegna a stare nella vita del mondo con fiducia nel disegno di Dio che vuole la nostra salvezza, ma che ha bisogno del nostro amore, del nostro “sì” per realizzarla, così come ha avuto bisogno del “sì” della Vergine. Il male non scomparirà, lo sappiamo, ma non avrà alcun potere su chi ha fede in Dio. Il mondo oggi ha bisogno di uomini e donne che abbiano ancora il coraggio di scommettere su Dio e perciò di impegnarsi nella vita del mondo, come Maria e Giuseppe».
Riferendosi direttamente poi alle tragiche vicende di questi giorni il patriarca ha aggiunto: «Tante delle nostre crisi a tutti i livelli della vita sociale dipendono proprio da questo, dalla nostra difficoltà ad ascoltarci: nella politica, si grida l’uno contro l’altro, e quando si grida non ci si ascolta. Accade un po’ ovunque nel mondo. I media oggi ce lo mostrano in Russia e Ucraina, ma anche in Terra Santa abbiamo molta strada da fare per imparare ad ascoltarci davvero: tra arabi ed ebrei, ad esempio, come tra le differenti generazioni, tra le varie comunità religiose che compongono la società, e anche nella nostra Chiesa abbiamo bisogno di ascoltarci di più».
Al termine della celebrazione, il patriarca, in unione spirituale con Papa Francesco, ha recitato l’atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al cuore immacolato di Maria. «Due popoli fratelli, in guerra tra loro, un aggressore e un aggredito, grande e piccolo, con tragedie umane profonde, che lasciano dietro di sé macerie materiali e spirituali enormi. Qui in Terra Santa sappiamo cosa sia la guerra, come questa entri nel cuore delle persone e diventi un modo di pensare, crei divisioni profonde e frustrazione, eriga muri fisici e umani. Proprio per questo pregheremo per quei popoli, per i loro governanti e soprattutto per i piccoli del Vangelo, le madri, i bambini, gli anziani rimasti senza casa, soli, alla mercé di violenza incomprensibile, dettata da calcoli umani di corto respiro e senza prospettiva. La Vergine di Nazareth, che qui in questo luogo diventa la Madre di Gesù, interceda per loro e per i tanti che nel mondo stanno soffrendo queste stesse situazioni».
di Roberto Cetera