Documento del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale

Nuovi orientamenti della Santa Sede per una pastorale interculturale sui migranti

 Nuovi orientamenti  della Santa Sede  per una pastorale  interculturale sui migranti  QUO-068
24 marzo 2022

Un vademecum di proposte e risposte pastorali per «far crescere la cultura dell’incontro» e arrivare ad «un noi sempre più grande» e «ad una Chiesa sempre più inclusiva», come indicato da Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2021. È il documento “Orientamenti sulla pastorale migratoria interculturale” pubblicato oggi, giovedì 24 marzo, dalla Sezione migranti e rifugiati del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale (Dssui) della Santa Sede, con la prefazione del Pontefice.

Ventidue pagine e un allegato di “buone pratiche” già attive nella Chiesa, che evidenziano le opportunità interculturali legate agli attuali fenomeni migratori. In sette agili capitoli sono analizzate le sfide che emergono dallo scenario migratorio contemporaneo, sempre più globale e multiculturale, dal «riconoscere e superare la paura» al «considerare i migranti una benedizione». Vengono quindi offerte risposte pastorali adeguate, accompagnate da buone pratiche già in atto ed efficaci. Promuovere l’incontro, una delle sfide presentate dagli “Orientamenti”, significa attuare la comunione della diversità.

«La presenza di migranti e rifugiati appartenenti ad altre fedi, o non credenti — si legge ancora nel documento — rappresenta una nuova opportunità missionaria per le nostre comunità cristiane, chiamate a costruire ponti attraverso la testimonianza e la carità». Lo scalabriniano padre Fabio Baggio, sotto-segretario della Sezione migranti e rifugiati del Dssui, sottolinea che «i nuovi Orientamenti nascono dall’esperienza delle Chiese locali ed ad esse vengono restituite con alcune illuminazioni magisteriali».

Nella prefazione, Francesco ribadisce la chiamata «all’impegno di fraternità universale, perché “siamo tutti sulla stessa barca”» e ricorda, come scritto del messaggio per la Giornata 2021, che «nell’incontro con la diversità» e «nel dialogo che ne può scaturire ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente».

Purtroppo, prosegue il Pontefice, «nei momenti di maggiore crisi, come quelli causati dalla pandemia e dalle guerre a cui stiamo assistendo, nazionalismi chiusi e aggressivi e l’individualismo radicale, spaccano e dividono il noi, sia nel mondo che all’interno della Chiesa». E il prezzo più alto «lo pagano coloro che più facilmente possono diventare “gli altri”: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, coloro che abitano le periferie esistenziali».

Questi Orientamenti pastorali, scrive ancora Papa Francesco, «ci invitano ad ampliare il modo in cui viviamo l’essere Chiesa» e «ci spingono a vedere il dramma dello sradicamento prolungato e ad accogliere, proteggere, integrare e promuovere i nostri fratelli e le nostre sorelle». Ci offrono, ancora, «di vivere una nuova Pentecoste nei nostri quartieri e nelle nostre parrocchie, prendendo coscienza della ricchezza della loro spiritualità e delle loro vibranti tradizioni liturgiche». Solo così la Chiesa è «autenticamente sinodale» in cammino: una Chiesa che non distingue «tra autoctoni e stranieri, tra residenti e ospiti, perché in questa terra siamo tutti pellegrini».

È Gesù, conclude il Papa, che «ci dice che ogni occasione di incontro con un rifugiato o un migrante è un’occasione per incontrare Lui stesso». E nel suo Spirito riusciamo ad «abbracciare tutti per creare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre un’uniformità che spersonalizza». Così le comunità cattoliche «sono invitate a crescere e a riconoscere la vita nuova che i migranti portano con sé».

Il documento vero e proprio si apre con una citazione dall’Evangelii Gaudium di Francesco, quando davanti alla sfida posta dai migranti, esorta tutti i Paesi «ad una generosa apertura, che invece di temere la distruzione dell’identità locale sia capace di creare nuove sintesi culturali».

di Alessandro Di Bussolo