Testimonianze
La carità sulla linea del fronte

Una nuova unità

 Una nuova unità  QUO-060
14 marzo 2022

Questa mattina abbiamo potuto raccogliere, per questa serie di testimonianze sulla Chiesa ucraina nella guerra, due testimonianze. La prima viene da Kharkiv, quella che fino a due settimane fa era la seconda città ucraina con due milioni di abitanti. Ora è una città fantasma, sono rimaste non più di 80 mila persone che cercano riparo dai bombardamenti continui.

Padre Anatoli Klak della comunità dei padri mariani di Kharkiv ci dice «Sono rimaste solo le persone molto anziane, o disabili, o che non sanno dove andare. Quelli che rimangono hanno paura a stare soli e vengono da noi. Abbiamo 12 persone, molto anziane rifugiate nei nostri scantinati. Ieri siamo riusciti a celebrare, pur sotto le bombe, il compleanno di uno di loro.

Alcuni negozi sono aperti, ma hanno pochissime cose, perché non arrivano approvvigionamenti alimentari. Solo qualche furgone osa entrare in città, i camion grandi con derrate alimentari non si azzardano, temono di essere scambiati per mezzi militari e venir colpiti dai razzi russi. Soprattutto manca il pane, chi riesce a trovarlo ne riempie sacchette che poi distribuisce gratuitamente ai vicini o a questi “fantasmi” che si aggirano nella città semidistrutta.

Ieri mattina ho lasciato un po’ del pane che avevo trovato per i nostri anziani a un uomo mutilato delle dita che cercava disperatamente qualcosa da mangiare nei bidoni dei rifiuti. Gli aiuti dell’occidente si fermano dai rifugiati ad occidente dell’Ucraina, qui non arriva niente. Cerco di trovare parrocchie ad ovest che possano ospitare i pochi ancora rimasti qui».

Mi sposto a Chemerivtsy per ascoltare padre Vasyl Demchyshyn, prete greco-cattolico: «Abbiamo concluso ieri — ci racconta — il consiglio delle chiese ed istituzioni religiose della nostra regione di Vinnytsia, (che comprende tutte le confessioni cristiane, ma anche ebrei e musulmani) che ha rivolto a Papa Francesco e al Patriarca Kirill una richiesta di preghiera e sostegno al popolo ucraino.

La visita del cardinale Krajewski è stata da questo punto di vista molto importante, ben oltre i segni di carità solidale e di pace che ci ha consegnato a nome del Santo Padre. Il cardinale ha radunato tutti noi insieme — fino a ieri divisi e concorrenti — in un unico momento di preghiera. L’unico battesimo e il comune desiderio di pace ci ha restituito una nuova unità».

Come dice Papa Francesco: bisogna saper prendere vantaggio dal vivere la crisi.

di Pavlo Basisky