A colloquio con il cardinale Czerny in partenza per l’Ungheria

Un viaggio di speranza e di denuncia

A woman fleeing Russia's invasion of Ukraine sits at a temporary shelter outside the train station ...
07 marzo 2022

Un viaggio di «preghiera», di «profezia», di «denuncia». Il cardinale Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per la Promozione dello sviluppo umano integrale, sintetizza in queste tre parole la missione che, da domani 8 marzo, compirà in Ungheria per dare conforto e sostegno, a nome del Papa e di «tutto il popolo cristiano», ai profughi in fuga dall’orrore in Ucraina. Era stato ieri il Pontefice ad annunciare all’Angelus il viaggio del porporato gesuita e del  cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio, verso queste zone ferite quale segno della volontà della Santa Sede di «fare di tutto» per raggiungere la pace. 

Il viaggio di Czerny inizierà domattina a Budapest per poi proseguire con una serie di incontri con gruppi di rifugiati e le realtà che li assistono. Con questa missione, il cardinale continuerà a tracciare la triste somiglianza tra le sofferenze degli ucraini e i conflitti prolungati che non attirano l’attenzione del mondo, sollevando anche la preoccupazione per le crescenti attività di traffico di esseri umani e contrabbando di migranti alle frontiere e nei Paesi vicini. A spiegare nel dettaglio il viaggio ai media vaticani, è lo stesso Czerny  alla vigilia della partenza. 

Eminenza, il Papa ieri all’Angelus ha detto che il viaggio dei due cardinali «è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole dire: “La guerra è una pazzia! Guardate questa crudeltà!”». Una missione impegnativa, dunque, ma anche una grande responsabilità…

Questo viaggio è una maniera molto concreta di portare la parola, la preghiera, la profezia, la denuncia del Santo Padre e di tutta la comunità cristiana più vicino là dove la gente soffre. È un atto di presenza e di comunione. Io vado per vedere, per ascoltare anche per imparare, e per comunicare la nostra solidarietà a loro.

Con quale stato d’animo parte?

Sentimenti di affetto per le persone da conoscere ed anche di speranza di riuscire a portare la vicinanza del Papa a chiunque.

Sempre il Papa stigmatizzava ieri la «crudeltà» di questa guerra. E sui social media circola da ore la foto di una madre colpita a morte con i suoi due bambini, alle porte del villaggio di Irpin. Lei come giudica un’immagine simile? 

È il simbolo di un calvario. Delle vite innocenti sacrificate per fini totalmente anti-umani. Siamo nel tempo di Quaresima, quindi dobbiamo, sì, denunciare, ma anche fermarci a fare un esame di coscienza, per chiederci come ognuno di noi contribuisce alla violenza e alla ostilità che questa immagine tragica rappresenta così chiaramente.

Il suo viaggio avrà un focus sul dramma dei migranti e profughi dell’Ucraina. In che modo si esprimerà l’aiuto che porterà a queste persone a nome del Pontefice?

Soprattutto con quello che io chiamo il sacramento della presenza, che significa poter portare la parola del Vangelo e un sostegno concreto. Siamo una piccola delegazione che proverà ad esprimere tutto questo: a trasmettere la volontà di accogliere, di essere vicini alla sofferenza, di donare la speranza a chi è stato costretto a fuggire.

Sulla questione profughi, si registra un problema nel problema e cioè lo sfollamento e l’emarginazione che subiscono i residenti africani e asiatici nel Paese. Cosa si farà per queste persone? 

È un punto terribilmente sofferente e delicato. È difficile, in un momento di tale tensione, affrontare tale questione che ha radici in pregiudizi, rifiuto, incomprensioni. Noi comunque cerchiamo di farlo, collegando l’esperienza degli europei con quella degli asiatici e africani. E non solo questo.

Cos’altro?

C’è il problema della tratta e del traffico di esseri umani, un dramma che si alimenta e trae vantaggio da questi momenti di crisi e confusione. Non solo la guerra, lo sfollamento, dunque, ma anche persone vulnerabili messe in schiavitù... Ci sarà grande attenzione e grande preoccupazione nella nostra missione per questa problematica.

di Salvatore Cernuzio