26 febbraio 2022
Cinquant’anni fa, in un piccolo locale di Trastevere, si lavorava per far nascere la “nuova canzone” italiana. In un “manifesto” redatto e diffuso dal giornalista e cantautore Ernesto Bassignano si esprimeva l’urgenza che «autori profondamente radicati nella realtà vissuta» si facessero portavoce «della volontà ormai largamente sentita di un’alternativa alla “canzonetta” di consumo che è sempre più — col suo qualunquismo e la sua ipocrisia — l’interprete della volontà dominante di farci fischiettare, cantare e non pensare mai». Se da un lato queste parole non riescono a dissimulare del tutto il mezzo secolo che grava sulle loro spalle, dall’altro vi si percepisce l’essenza della mai tramontata idea secondo cui esiste una tipologia di canzone alta e impegnata, e quindi magari anche ...
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