La guerra irrompe nella Firenze di La Pira

 La guerra irrompe nella Firenze di La Pira  QUO-045
24 febbraio 2022

Irrompe la guerra in Europa nell’agenda e nelle preghiere dell’Incontro — promosso per fare del Mediterraneo una “frontiera di pace” — nella Firenze di Giorgio La Pira. E proprio l’Ucraina e la Russia («la Vergine della Tenerezza di Kiev e di Mosca») sono state l’altra grande “frontiera” del creativo e assolutamente profetico (lo dice la cronaca, non gli agiografi) lavoro per la pace del “professore”. In queste ore nella città toscana — in attesa che domenica arrivi Papa Francesco — sindaci e vescovi sono ancor più messi “a tu per tu” con le concretissime intuizioni («niente di campato in aria, per carita!») di La Pira.

«La guerra impossibile, la pace inevitabile» ripeteva il “sindaco santo” ai suoi interlocutori (a Hô Chí Minh di persona, a Stalin e Kruscev per lettera) per «trasformare le armi in aratri» («Lo scrive Isaia, mica io»). Sperando anche al di là di ogni umana, ragionevole, speranza («Spes contra spem», con San Paolo).

Forti del suggerimento del Concilio Vaticano ii a scrutare «i segni dei tempi», ecco un bel pugno allo stomaco con questa… “coincidenza” (chiamiamola così…): proprio nel momento esatto in cui “a casa” di La Pira — nella bellezza di Firenze che si ri-propone crocevia del dialogo tra ebrei, cristiani e musulmani — si parla del Mediterraneo come “lago di pace” — sulla scia dei Colloqui da lui inventati nel 1958 dopo l’incontro con il re del Marocco, Maometto v — divampa la guerra sotto gli occhi della «Vergine della Tenerezza di Kiev e di Mosca».

Oggi da Firenze si leva un non generico appello per la pace e la proposta — incessante — di scegliere di sedersi l’uno di fronte all’altro. Come accadde nei Convegni per la civiltà e la pace cristiana (1952-1956), nel Convegno dei sindaci delle città capitali (1955). In piena guerra fredda e tra crisi fortissime in Medio Oriente, a Suez e in Algeria. Nel 1954, a Ginevra, La Pira urlò che «le città non vogliono morire», attirando l’attenzione dell’ambasciatore sovietico che a nome del suo governo lo invitò, primo uomo politico occidentale, a Mosca (era il 1959) individuandolo come interlocutore credibile ed efficace per allentare le forti tensioni Est-Ovest del tempo.

Seguendo la cronaca, La Pira forse non è solo un “santino” — è in corso la causa di canonizzazione — o un personaggio da libro di storia con la polvere sopra. Uomo che agiva radicato nella fede in Cristo e in comunione con la Chiesa, oggi è una “ipotesi” precisa di lavoro per la pace di una attualità — semplicemente — sconcertante.

E i poveri della “repubblica di San Procolo”, che dal 1934 su iniziativa del “professore” si riuniscono per la Messa e condividere un pezzo di pane, oggi sono al lavoro “h24” per contribuire, con la strategia politica (sì sì, politica) della preghiera, a trovare soluzioni di pace. Tra il Mediterraneo, l’Ucraina e la Russia.

di Giampaolo Mattei