Il magistero del Pontefice

 Il magistero del Pontefice  QUO-027
03 febbraio 2022

Venerdì 28 gennaio

Informare
per avvicinare
non per
contrapporre

Voi vi proponete di evidenziare le fake news e le informazioni parziali o fuorvianti sui vaccini contro il Covid-19. La vostra iniziativa nasce come un consorzio che si propone di essere insieme per la verità.

Insieme

In un tempo ferito dalla pandemia e da divisioni — anche nelle opinioni — il fatto di stare in rete come comunicatori cristiani è già un messaggio.

In questo tempo si diffonde l’“infodemia”, la deformazione della realtà basata sulla paura, che nella società globale fa rimbombare echi e commenti su notizie falsificate, se non inventate.

A questo clima può contribuire anche l’accavallarsi di informazioni, commenti e pareri cosiddetti “scientifici”, che finiscono per ingenerare confusione.

Il sapere va condiviso, la competenza va partecipata. Questo vale anche per i vaccini: è urgente aiutare i Paesi che ne hanno di meno. I rimedi vanno distribuiti con dignità non come elemosine pietose.

Essere aiutati a capire sulla base dei dati scientifici e non delle fake news è un diritto umano.

La corretta informazione va garantita soprattutto a coloro che sono meno provvisti di mezzi, ai più deboli, più vulnerabili.

“Insieme per” ricorda che come cristiani siamo contro ingiustizie e menzogne, ma sempre per le persone.

Anche se lo scopo è combattere la disinformazione e la manipolazione delle coscienze, mai dimenticare la distinzione tra notizie e persone.

Le fake news vanno contrastate, ma vanno rispettate le persone, che spesso senza piena avvertenza, vi aderiscono.

Il comunicatore cristiano costruisce ponti, è artigiano di pace.

Il suo approccio non è di contrapposizione, superiorità, non scade in un fideismo di stampo scientifico.

In dialogo con i dubbiosi

Dobbiamo rispettare i dubbi, le angosce... evitare la logica della contrapposizione e della semplificazione, cercando di avvicinare, accompagnare, rispondere in modo pacato a domande e obiezioni... senza scavare fossati, senza ghettizzare. Essere insieme per e mai contro.

L’accesso a vaccini e cure va garantito a tutti, anche ai più poveri: guariremo se guariremo insieme.

La crisi ci mette in difficoltà. Ma il problema — è una trappola psicologica — è quando la crisi si trasforma in conflitto, “guerra”, distanze, contrapposizioni; e questo è tornare indietro e non fare avanzare il dialogo, l’insieme.

Verità

Non stanchiamoci di verificare le notizie, presentare in modo adeguato i dati.

La ricerca della verità non può essere piegata a un’ottica commerciale, agli interessi dei potenti.

Essere insieme per la verità significa cercare un antidoto agli algoritmi progettati per massimizzare la redditività, promuovere una società giusta, sana e sostenibile.

Senza un correttivo etico, questi strumenti generano estremismo e pericolose radicalizzazioni.

L’antidoto contro ogni falsificazione è lasciarsi purificare dalla verità.

Lavorare al servizio della verità significa cercare ciò che favorisce la comunione e promuove il bene, non ciò che isola, divide, contrappone e porta al conflitto.

Nelle preghiere teniamo presenti le vittime della pandemia e i loro familiari. E coloro che, senza avere il virus, sono morti nel servizio alla gente ammalata. Sono gli eroi di questi giorni, tanti eroi nascosti.

(Al Consorzio internazionale di media cattolici “Catholic fact-checking”)

Sabato 29

Giustizia
e sicurezza
nel lavoro

La vostra professione applica le conoscenze scientifiche e tecniche a un’attività artigianale che ha un’antica tradizione, sia in Italia sia in altri Paesi, tra cui anche il mio, l’Argentina.

Da giovane ho studiato in un istituto tecnico di indirizzo chimico.

In questo momento di crisi economica, esprimo vicinanza al mondo del lavoro.

Molti lavoratori e lavoratrici e molte famiglie vivono situazioni difficili.

Ma la pandemia non deve diventare un alibi per giustificare omissioni nella giustizia o nella sicurezza.

La crisi può essere affrontata come un’opportunità per crescere insieme nella solidarietà e nella qualità.

Far incontrare la saggezza degli anziani e l’entusiasmo dei giovani. Questo è il segreto! Immagino giovani che si appassionano a un settore e hanno bisogno di trovare “vecchi del mestiere” che hanno tanto da insegnare, non solo sul piano tecnico.

Un altro aspetto che vi sta a cuore: l’impatto ambientale di attività che utilizzano sostanze chimiche per trattare i materiali, nel vostro caso i pellami destinati a diventare borse, scarpe — cose che usiamo ogni giorno.

Siete chiamati a dare il vostro specifico contributo alla cura della casa comune.

È molto prezioso il fare associazione, perché si mettono in comune conoscenze, esperienze, come pure gli aggiornamenti giuridici e tecnici; e ci si aiuta a crescere insieme in uno stile di responsabilità sociale ed ecologica.

Oggi abbiamo più coscienza della responsabilità ecologica; siamo cresciuti in questo, è una grande cosa.

(All’Associazione italiana dei chimici del cuoio)

Domenica 30

Gesù non lo trova chi cerca miracoli

Oggi il Vangelo racconta la prima predicazione di Gesù nel suo paese, Nazaret. L’esito è amaro: anziché consensi, trova incomprensione e ostilità.

I suoi compaesani volevano miracoli, prodigi. Il Signore non ne opera e loro lo rifiutano.

Gesù pronuncia una frase diventata proverbiale: «Nessun profeta è bene accetto nella sua patria».

L’insuccesso non era imprevisto. Conosceva il cuore dei suoi, sapeva il rischio che correva, metteva in conto il rifiuto.

Allora possiamo chiederci: ma se prevede un fallimento, perché va lo stesso? Perché fare del bene a gente che non è disposta ad accoglierti?

Dio davanti alle nostre chiusure, non si tira indietro: non mette freni.

Lui va avanti. Ne vediamo un riflesso in quei genitori che consapevoli dell’ingratitudine dei figli non smettono di amarli.

Dio oggi invita anche noi a non lasciare nulla di intentato nel fare il bene.

I modelli di accoglienza che Gesù propone sono due stranieri: una vedova di Sarepta di Sidone e Naamàn, il Siro.

Ambedue accolsero dei profeti: la prima Elia, il secondo Eliseo. Ma non fu facile.

La vedova ospitò Elia, nonostante la carestia e benché il profeta fosse perseguitato. Naamàn, pur essendo di altissimo livello, accolse la richiesta del profeta Eliseo, che lo portò a umiliarsi, a bagnarsi per sette volte in un fiume.

La vedova e Naamàn accolsero attraverso la disponibilità e l’umiltà... sono stati docili, non rigidi e chiusi.

Anche Gesù non lo trova chi cerca miracoli, sensazioni, esperienze intime; chi cerca una fede fatta di potenza e segni esteriori. Lo trova chi accetta le sue vie e le sue sfide, senza lamentele, sospetti, critiche e musi lunghi.

Gesù chiede di accoglierlo nella realtà quotidiana; nella Chiesa di oggi, così com’è; in chi hai vicino; nella concretezza dei bisognosi, nei problemi della famiglia.

“Io ho studiato teologia, ho fatto quel corso di catechesi… Io conosco tutto su Gesù!”. Sì, come uno scemo!

Non fare lo scemo, tu non conosci Gesù. Il rischio è di abituarci a Lui. E così come ci abituiamo? Chiudendoci alle novità, al momento in cui bussa alla porta.

Dobbiamo uscire da questo rimanere fissi sulle nostre posizioni. Quando una persona ha mente aperta [e] cuore semplice, ha la capacità di sorprendersi, di stupirsi.

(Angelus in piazza San Pietro)

Lunedì 31

Dalla raccolta fiscale più
investimenti
in lavoro
sanità e scuola

Nella Bibbia non mancano i riferimenti alle tasse. Ogni impero che ha dominato sulla Terra Santa e i re d’Israele hanno instaurato sistemi di imposte. La situazione più nota è quella delle tasse che i Romani esigevano tramite i “pubblicani”.

Tra costoro c’era Zaccheo di Gerico, che Gesù andò a visitare e convertì, scandalizzando tutti.

Pubblicano era anche Matteo, che Gesù chiamò mentre stava al banco delle imposte. Matteo lo seguì subito, e divenne discepolo, apostolo ed evangelista.

Caravaggio ha immortalato il momento in cui Gesù stende la mano verso di lui. Lo guarda con misericordia miserando — e lo sceglie — eligendo.

La vita di Matteo non è più la stessa: è illuminata e riscaldata dalla presenza di Cristo. Noi, quando preghiamo il Signore per prendere una decisione, chiediamo che ci illumini, ma non sempre chiediamo che ci riscaldi il cuore.

Una bella decisione ha bisogno di ambedue le cose: mente lucida e cuore riscaldato dall’amore.

La Bibbia non demonizza il denaro, ma invita a farne l’uso giusto, a non restarne schiavi, a non idolatrarlo.

Legalità

Chi riscuote le tasse rischia di essere percepito come un nemico. Eppure questo è un compito fondamentale, perché la legalità tutela tutti. È garanzia di uguaglianza.

La legalità fiscale è un modo per equilibrare i rapporti sociali, sottraendo forze a corruzione, ingiustizie e sperequazioni.

Spesso il fisco viene visto come un “mettere le mani in tasca” alle persone.

In realtà, la tassazione deve favorire la redistribuzione delle ricchezze, tutelando la dignità degli ultimi.

Cresca la cultura del bene comune [e] si prenda sul serio la destinazione universale dei beni.

Continuate con il sistema sanitario gratuito! E questo viene dal fisco.

Difendetelo. Perché non dovremo cadere in un sistema sanitario a pagamento, dove i poveri non hanno diritto a nulla.

Una delle cose belle che ha l’Italia è questo: conservatelo.

Imparzialità

Il vostro lavoro appare ingrato agli occhi di una società che mette al centro la proprietà privata come assoluto.

Accanto ai casi di evasione fiscale, di pagamenti in nero, di illegalità, voi potete raccontare l’onestà di molte persone.

Alla piaga dell’evasione risponde la semplice rettitudine di tanti contribuenti.

Non esistono cittadini migliori di altri in base alla loro appartenenza sociale.

C’è un “artigianato del bene comune” che andrebbe narrato, perché le coscienze oneste sono la vera ricchezza.

Trasparenza

Zaccheo ricorda la conversione di un uomo che comprende che la logica dell’accumulare lo ha isolato.

Per questo restituisce e condivide. È stato toccato dall’amore gratuito di Gesù.

Spesso non si capisce dove e come viene speso il denaro pubblico. Si rischia di alimentare sospetto e malumore.

Chi gestisce il patrimonio di tutti ha la responsabilità di non arricchirsi.

Nel 1948, Don Primo Mazzolari scriveva ai politici cattolici eletti in Parlamento: «Molto sarà perdonato a chi, non avendo potuto provvedere a tutti i disagi degli altri, si sarà guardato dal provvedere ai propri. Ridurre lo star male del prossimo non è sempre possibile: non prelevare per noi sulla miseria, è sempre possibile».

La trasparenza nella gestione del denaro, che proviene dai sacrifici di molti lavoratori e lavoratrici, forma le persone a essere più motivate nel pagare le tasse.

Soprattutto se la raccolta fiscale contribuisce a superare le disuguaglianze, a fare investimenti perché ci sia più lavoro, a garantire una buona sanità e l’istruzione per tutti, a creare infrastrutture che facilitino la vita sociale e l’economia.

(A una delegazione dell’Agenzia delle entrate)

Martedì 1° febbraio

Alla riscoperta del messaggio di fede
delle antiche comunità
cristiane

La xxv Seduta pubblica delle Pontificie Accademie avrà come momento centrale il conferimento del Premio attribuito a distinti studiosi. Questa edizione è curata dalla Pontificia Accademia Romana di Archeologia e dalla Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, le quali, in occasione del bicentenario della nascita del grande archeologo Giovanni Battista de Rossi, hanno voluto dedicarla a lui.

Considerato il fondatore dell’archeologia cristiana moderna, l’attività del de Rossi fu incoraggiata dal beato Pio ix , che istituì la Commissione di Archeologia Sacra.

L’archeologo fu ugualmente caro a Leone xiii , che lo volle ospite nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo nell’ultimo periodo della sua vita.

Il sostegno si tradusse anche nell’acquisto, da parte della Santa Sede, di terreni sovrastanti le più importanti catacombe.

Così negli anni centrali dell’ottocento, tornò alla luce il più antico nucleo cimiteriale di San Callisto, dove si identificò la cripta dei Papi e quella di Santa Cecilia.

Le tombe dei martiri e le loro memorie rappresentano i centri di interesse privilegiati del grande archeologo romano, che gettò le fondamenta di una disciplina pronta a cogliere il messaggio proveniente dalle catacombe.

Il suo esempio merita di essere riproposto per sviluppare gli studi di archeologia cristiana. Sono lieto di assegnare la Medaglia d’oro del Pontificato alla ricerca “The Machaerus Archaeological Excavations”, diretta dal Professor Gyözö Vörös, della Hungarian Academy of Arts, i cui risultati sono raccolti in tre monumentali volumi concernenti la cittadella giordana prospiciente il Mar Morto.

Assegno la Medaglia d’argento del Pontificato al Dottor Domenico Benoci, per la tesi su “Le iscrizioni cristiane dell’Area i di San Callisto”, e al Dottor Gabriele Castiglia, per la monografia “Topografia cristiana della Toscana centromeridionale”.

(Lettera al cardinale Ravasi in occasione della xxv Seduta pubblica delle Pontificie accademie)

Mercoledì 2

San Giuseppe
e la comunione
dei santi

Vorrei soffermarmi su un importante articolo di fede che può impostare nel migliore dei modi la nostra relazione con i santi e i nostri cari defunti.

A volte anche il cristianesimo può cadere in forme di devozione che sembrano riflettere una mentalità pagana.

La differenza sta nel fatto che la nostra preghiera non si basa sulla fiducia in un essere umano, o in un’immagine o in un oggetto. Persino quando ci affidiamo all’intercessione di un santo o della Vergine Maria, la nostra fiducia ha valore soltanto in rapporto a Cristo.

Non sono i santi a operare i miracoli! ma soltanto la grazia di Dio che agisce attraverso di loro.

C’è gente che dice: “Io non credo a Dio, ma credo a questo santo”. È sbagliato.

La comunione dei santi è precisamente la Chiesa. Che significa? Che la Chiesa è riservata ai perfetti? No.

Significa che la Chiesa è la comunità dei peccatori salvati. Nessuno può escludersi.

La nostra santità è il frutto dell’amore di Dio che si è manifestato in Cristo.

Grazie a Lui noi formiamo un solo corpo, in cui Gesù è il capo e noi le membra.

Questa immagine fa capire che significa essere legati gli uni agli altri in comunione. E questa è la comunione dei santi.

E questo legame talmente forte non può essere rotto neppure dalla morte.

La comunione dei santi non riguarda solo i fratelli e le sorelle che sono accanto a me in questo momento, ma anche quelli che hanno varcato la soglia della morte.

Coloro che hanno rinnegato la fede, gli apostati, i persecutori della Chiesa... anche questi sono a casa... pure i bestemmiatori.

La comunione dei santi tiene insieme la comunità dei credenti sulla terra e in Cielo. Nella storia della Chiesa ci sono delle costanti: anzitutto il legame fortissimo nei confronti di Maria. Ma anche lo speciale onore tributato A Giuseppe.

Grazie alla comunione dei santi sentiamo vicini a noi Santi e Sante che sono nostri patroni, per il nome che portiamo, per la Chiesa a cui apparteniamo, per il luogo dove abitiamo, per devozione personale.

E questa la fiducia deve sempre animarci nel rivolgerci a loro nei momenti decisivi. Non è una cosa magica, una superstizione, la devozione ai santi; è parlare con un fratello, una sorella che ha percorso una vita giusta, esemplare, e ora è davanti a Dio.

Per questo mi piace concludere con una preghiera a San Giuseppe alla quale sono particolarmente legato e che recito ogni giorno da più di 40 anni.

È una preghiera che ho trovato in un libro delle Suore di Gesù e Maria, di fine Settecento. È una sfida a questo amico, a questo padre, a questo custode nostro.

“Glorioso Patriarca San Giuseppe, il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili, vieni in mio aiuto in questi momenti di angoscia e difficoltà. Prendi sotto la tua protezione le situazioni tanto gravi e difficili che ti affido, affinché abbiano una felice soluzione. Mio amato Padre, tutta la mia fiducia è riposta in te. Che non si dica che ti abbia invocato invano, e poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere”.

E finisce con una sfida: “Poiché tu puoi tutto presso Gesù e Maria, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere”.

(Udienza generale nell’Aula Paolo vi )

Movimento
di profezia
per una laicità santa

Ricorre oggi il 75° anniversario della pubblicazione della Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia, nella quale Pio xii riconosceva la forma di testimonianza che, soprattutto a partire dai primi decenni dello scorso secolo, si andava diffondendo fra laici cattolici particolarmente impegnati.

Quel documento fu in un certo senso rivoluzionario.

State preparando con grande impegno l’Assemblea che si terrà in agosto e della quale, se Dio vorrà, verrò volentieri a concludere i lavori.

Forza creativa

Desidero invitarvi a invocare in modo particolare lo Spirito Santo perché rinnovi in ciascun membro degli Istituti Secolari la forza creativa e profetica che ne ha fatto un dono tanto grande alla Chiesa prima e dopo il Concilio Vaticano ii .

Una sfida riguarda il rapporto tra secolarità e consacrazione, che siete chiamati a tenere insieme.

È facile assimilarvi ai religiosi, ma vorrei che la vostra profezia iniziale, in particolare il carattere battesimale che connota gli Istituti secolari laicali, vi caratterizzi.

Siate animati dal desiderio di vivere una “laicità santa”. Siete uno dei carismi più antichi e di voi la Chiesa avrà sempre bisogno. Ma la vostra consacrazione non deve essere confusa con la vita religiosa. È il battesimo che costituisce la prima e più radicale forma di consacrazione.

D’altra parte, i voti sono il sigillo del vostro impegno per il Regno. E questa dedizione vi permette di rivelare la vocazione originaria del mondo: essere a servizio del cammino di santificazione dell’uomo.

Lo specifico del carisma vi chiama ad essere radicali e al tempo stesso liberi e creativi per accogliere dallo Spirito il modo più opportuno di vivere la testimonianza cristiana.

Siete istituti, ma non istituzionalizzatevi mai!

La secolarità indica una precisa modalità di essere presenti nella Chiesa e nel mondo: come seme, lievito.

C’è un passo nuovo da compiere. In origine avete scelto di “uscire fuori dalle sacrestie”. Oggi il movimento deve essere completato da un impegno a rendere presente il mondo (non la mondanità!) nella Chiesa.

Molte questioni sono arrivate in ritardo sulle scrivanie di vescovi e teologi. Voi avete vissuto in anticipo numerosi cambiamenti.

Ma la vostra esperienza non ha ancora arricchito sufficientemente la Chiesa.

Antenne
recettive

Il movimento di profezia che vi interpella oggi è successivo a quello che vi ha visti nascere. Non vuol dire tornare in sacrestia, ma essere “antenne recettive, che trasmettono messaggi”.

Non è tempo di discorsi persuasivi e convincenti; è soprattutto tempo di testimonianza perché, mentre l’apologia divide, la bellezza della vita attira.

Sale e lievito

Siate lievito di verità, di bontà e di bellezza, facendo fermentare la comunione con i fratelli e le sorelle che vi sono accanto, per sconfiggere il virus dell’individualismo.

Siate sale che dà gusto, perché senza sapore, desiderio e stupore la vita resta insipida e le iniziative rimangono sterili.

Avete ricevuto il dono di una profezia che ha “anticipato” il Vaticano ii , il quale ha accolto la ricchezza della vostra esperienza.

Vi chiedo di rinnovare questo spirito di anticipazione del cammino della Chiesa: essere sentinelle che guardano in Alto e in avanti, con la Parola di Dio nel cuore e l’amore per i fratelli e le sorelle nelle mani.

(Lettera alla signora Jolanta Szpilarewicz, presidente
della Conferenza mondiale degli Istituti secolari)