Il tema della settimana

L’“inutilità” necessaria dell’ascolto

 L’“inutilità” necessaria dell’ascolto  QUO-021
27 gennaio 2022

Avere orecchie e cuori attenti ai fratelli: l’invito del Papa  nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni


«Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da ogni sua angoscia» (Sal 33, 7). È bello come il salmista colga nell’ascolto l’atteggiamento essenziale di ogni relazione significativa. Siamo abituati a costruire le nostre relazioni sull’utile, su ciò che può essere piegato a un fine pratico, immediato. Ma una relazione è autenticamente umana quando è basata sulla gratuità. E il primo modo attraverso cui noi facciamo esperienza della gratuità è l’ascolto.

Infatti il vero ascolto è un modo attraverso cui noi dichiariamo vivi gli altri. Solo chi ti ascolta ti considera davvero vivo. Non sei davanti a lui come uno tra i tanti, non sei un numero, un pregiudizio, una informazione, ma sei qualcuno di vivo.

In questo senso l’ascolto è la grande apertura al reale che ci si pone innanzi. Assieme allo sguardo, l’ascolto è ciò che più ci mette in contatto con il cuore stesso della realtà, della vita. Non a caso tutto l’antico Israele deve esercitarsi proprio nella grande arte dell’ascolto, e allo stesso tempo deve resistere alla tentazione degli idoli che per loro natura non sono vivi, ma sono solo forme parziali di realtà.

È sempre grande la tentazione di accontentarsi di forme parziali di realtà, di verità. Senza esserlo in maniera dichiarata essi sono essenzialmente idoli, e proprio per questo non salvano, non liberano, non esaudiscono.

L’ascolto rende Israele libero. Ed è bello pensare che ai nostri giorni, in un tempo che sembra non avere spazio più per l’inutilità dell’ascolto, solo se torniamo gratuitamente a metterci in ascolto degli altri e della realtà forse possiamo anche fare esperienza di una libertà nuova.

In questo senso ha ragione Papa Francesco quando ci invita ad andare per strada, a diventare testimoni oculari, a non accontentarci semplicemente dell’informazione, ma a trasformare l’informazione in esperienza. Solo l’esperienza può farci conoscere davvero la Verità perché essa sfugge le facili sistematizzazioni e invece si dona a chi si lascia coinvolgere dalla realtà nella sua totalità.

La grande porta della realtà è appunto l’ascolto. Per ascoltare bisogna scendere, farsi compagni di viaggio, entrare in empatia, conservare libertà interiore, accettare la propria vulnerabilità. Solo così siamo certi di ascoltare e non semplicemente di “origliare” la vita.

La differenza è radicale: chi ascolta si apre alla realtà, chi origlia vuole solo impossessarsi di ciò che della realtà gli serve per i suoi scopi. L’ascolto vero è gratuito, cioè inutile, senza un utile, e proprio per questo è abbastanza capiente da tenere dentro tutto ciò che conta.

di Luigi Maria Epicoco