La risposta delle Chiese locali all’appello del Papa per l’accoglienza dei migranti

Porte aperte per essere testimoni di speranza

A migrant child looks on at the transport and logistics centre Bruzgi on the Belarusian-Polish ...
23 dicembre 2021

All’indomani dell’appello di Papa Francesco ad «aprire la porta del cuore» ai profughi e ai migranti e al successivo invito del cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), a rispondere attraverso gesti di «solidarietà concreta», si susseguono le dichiarazioni e le iniziative dei vescovi europei.

«Siamo pronti ad assistere, sulla base delle possibilità legali esistenti e in conformità con le norme vigenti in materia di migrazione, tutti coloro che esprimono il desiderio di venire a vivere nel nostro Paese», scrive l’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca. «L'obiettivo è quello di accoglierli, di fornire il necessario sostegno e di aiutarli a integrarsi nella nostra società insegnando loro la lingua e avviandoli al lavoro. La Caritas offre questo tipo di aiuto agli immigrati che già vivono e lavorano in Polonia da molti anni. Questo tipo di supporto continuerà e verrà potenziato», sottolinea monsignor Gądecki chiedendo ai connazionali di «pregare per i migranti in difficoltà in Europa e nel mondo».

Sulla stessa linea anche i vescovi portoghesi che sottolineano: «La mancanza di un luogo non ha impedito alla vita di fare il suo corso. Gesù è nato, è stato accolto, è cresciuto e ha vissuto da itinerante. Purtroppo, la mancanza di una casa è ancora la realtà per migliaia di persone alle porte dell’Europa e il Portogallo, anche se è un piccolo Paese, ha accolto richiedenti asilo e rifugiati di diverse nazionalità, minori migranti e, recentemente, ha attivato anche un corridoio umanitario per i rifugiati afghani, in un processo che ha coinvolto lo Stato, le istituzioni private e la Chiesa. La Conferenza episcopale portoghese nel 2015 ha sostenuto l'istituzione del Refugee Support Platform (Rap), che dal 2016 ospita famiglie di rifugiati dal nord al sud del paese» prosegue la nota dell’episcopato. «Per due anni, lo stesso organismo ha inviato volontari a prestare servizio in prima linea, ovvero a Lesbo, per assistere questi nostri fratelli. Facciamo nostra, quindi — assicurano i vescovi — la sollecitazione del Papa e continueremo a mobilitare le diocesi, le parrocchie, le congregazioni religiose e le altre istituzioni, per aumentare in breve tempo la capacità di accoglienza delle persone vulnerabili. Lanciamo altresì un appello agli altri Paesi affinché si uniscano a questo sforzo di ospitalità e cooperazione nella creazione e promozione di percorsi legali e sicuri come mezzo principale per ridurre le sofferenze e gli abusi a cui i rifugiati sono spesso esposti».

Il Jesuit Refugee Service (Jrs) Europa, infine, ringrazia Papa Francesco per la sua visita a Cipro, in Grecia e in particolare a Lesbo: «Per molti anni il Jrs ha offerto ospitalità alle persone che sono venute qui in cerca di sicurezza. Pensiamo che nel profondo di ciascuno risieda la capacità di aprire le porte al prossimo: come esseri umani, siamo spinti ad accogliere lo straniero e a costruire nuove relazioni. Le nostre comunità sono diffuse in tutto il vecchio continente come autentici spazi di incontro e costituiscono un invito a essere testimoni di speranza. Vinciamo tutti quando l’umanità si coniuga con l’ospitalità, perché solo allora l’ospitalità diventa umanità».