Lettere dei bambini ai loro coetanei più sfortunati

«Per un amico»

 «Per un amico»  QUO-292
23 dicembre 2021

Lo scorso lunedì, presso la parrocchia romana di San Giovanni Crisostomo, in occasione della novena di Natale, i bambini della scuola primaria paritaria parrocchiale Paolo vi hanno portato una serie di regali per i minori assistiti dal centro Caritas della parrocchia. Le maestre avevano dato come uniche indicazioni quelle di «portare una cosa bella, buona o calda. Quindi un gioco, un dolce o una sciarpa».

Più che i regali, però, colpiscono le lettere scritte dai bambini e indirizzate ad altri bambini. «Per un amico. A chiunque capiti questa cioccolata, spero che vi piaccia», oppure «Cari bambini, vi voglio dononare delle mie cose in modo da aiutarvi. Auguri di buon Natale. Siate felici».

Ovviamente, i bambini fra loro non si conoscono. Hanno vite completamente diverse. Eppure, attraverso queste parole, sembrano vicini. Uniti. Come se fossero amici. «Siate felici»: un invito e un dovere. Attraverso due parole i bambini spiegano tutto: siate felici perché non siete soli, perché è Natale, perché vi ho fatto un regalo.

“Dononare” e non donare: perché la carità ha bisogno di abbondare e di abbandonare ogni limite. Ecco la bellezza della spontaneità: sorprendere ed essere sorpresi. Donare un oggetto e ricevere chissà cosa. Forse niente, forse tutto. Non importa. La spontaneità è inconsapevole. La si incontra negli sguardi dei bambini che donano e negli occhi dei bambini che ricevono.

«Ci sembrava giusto che questo gesto fosse accompagnato anche da tempo. Tempo di scegliere, incartare, scrivere gli auguri», ha detto Erika, una delle maestre, «spero portino qualche sorriso e che siano una goccia in un mare di necessità».

di Guglielmo Gallone