La testimonianza di una volontaria

Chiesa sulla frontiera

01 dicembre 2021

«Negli occhi delle persone disagiate ci sono tutti i motivi che ci spingono a fare ogni giorno di più»: Maribel Sanchez, 45 anni, fa parte del gruppo di volontari della Caritas greca che gestisce l’attività di assistenza alle famiglie rifugiate e in difficoltà e in prima linea nell’animazione con i bambini. «Per noi — aggiunge — le giornate delle volontarie e dei volontari a Lesbo si dividono tra il lavoro e il dopo lavoro; qui siamo davvero fondamentali per aiutare chi si trova in una situazione di disagio».

Il lavoro della Caritas è stato fondamentale nella crisi più importante del paese ed è paradossale che una Chiesa così piccola abbia un’attività così grande. Ci racconti la sua esperienza.

In Caritas Grecia lavoriamo per rispondere ai maggiori bisogni derivanti dalla crisi finanziaria e per fornire servizi alle persone più vulnerabili. Tra il 2010 e il 2019 la Grecia è stata colpita duramente da una crisi finanziaria e la fornitura di servizi di supporto mirati ai gruppi vulnerabili è diventata vitale. Ci sono numeri che raccontano meglio delle parole il nostro lavoro: dal 2011 abbiamo fornito assistenza diretta a oltre un milione di persone. In questo contesto, molti nostri volontari hanno lottato per colmare le lacune mentre il governo non è riuscito a raggiungere le persone più vulnerabili. La maggior parte ha avuto difficoltà a raccogliere fondi, alcuni servizi sociali sono stati tagliati e i bisogni della società sono aumentati. Nel 2015 una seconda crisi, ora conosciuta come “crisi migratoria”, ha colpito la Grecia, costringendoci a rivolgere rapidamente la nostra attenzione ai rifugiati e alle realtà che hanno affrontato. Anche se la Grecia ha accolto per molti anni i migranti, è stata soprattutto un paese di transizione, una sorta di porta d’ingresso dell’Europa. Nel 2016 il lancio della dichiarazione congiunta Unione europea-Turchia ha immediatamente trasformato la Grecia in un paese di destinazione. Questo processo improvviso ha creato delle lacune di risposta ancora più ampie.

Qual è l’attuale situazione dei rifugiati?

Il numero di arrivi era in calo da tempo e a causa della pandemia di covid-19 è sceso ancora di più. Ma questo non significa che il nostro lavoro sia finito. La mancanza di servizi e l’assenza di una risposta efficace al coronavirus una sfida. Attualmente stiamo discutendo dei vaccini per i rifugiati e i migranti e ci sono molte domande e dubbi come parte di questo processo. All’inizio del dibattito sui vaccini, i centri di accoglienza erano considerati zone di emergenza e quindi avevano accesso prioritario ai vaccini. Purtroppo la situazione si è evoluta in un’altra direzione, e i rifugiati e i migranti sono ora considerati parte della popolazione generale. Non ci sono sistemi di supporto organizzati da attivare quando questo processo inizia. Molti rifugiati e migranti non hanno un numero di sicurezza sociale, che sarebbe necessario per ricevere il vaccino. Nel 2019 il governo greco ha sospeso la fornitura di numeri di sicurezza sociale ai richiedenti asilo e, di conseguenza, non è chiaro se e come le autorità greche li includeranno nel programma di vaccinazione covid-19. (silvina pérez)