Il segretario di Stato in occasione dei 30 anni dalla ripresa delle relazioni diplomatiche

Per una piena integrazione in Europa

27 novembre 2021

«La Santa Sede non mancherà di sostenere l’Albania nel suo dialogo con le confessioni religiose e nel cammino verso la piena integrazione nella famiglia dei popoli europei, dove l’Albania non solo riceve, ma porta anche i valori che la distinguono da sempre come l’ospitalità, la sacralità della famiglia e l’armonia religiosa». Lo ha affermato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, durante l’incontro svoltosi a Roma venerdì 26 novembre, in occasione della festa nazionale del “Paese delle aquile” e del 30° anniversario della ripresa delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Era presente il primo ministro albanese, Edi Rama, che sabato mattina è stato ricevuto da Papa Francesco.

«In questi 30 anni — ha detto il cardinale — l’Albania ha realizzato progressi molto significativi, che la Santa Sede ha seguito con viva attenzione e compiacimento. Non mancano tuttavia sfide ancora aperte, quali il consolidamento delle istituzioni democratiche e scelte coraggiose per sostenere lo sviluppo, la famiglia e i giovani».

Il porporato ha voluto anzitutto «ringraziare sentitamente, anche a nome degli altri superiori della Segreteria di Stato», il primo ministro — insieme all’incaricato d’affari dell’ambasciata, Majlinda Dodaj — che gli ha anche conferito «un’alta onorificenza» dell’Albania. «Ne sono profondamente grato — ha detto il porporato — non solo per l’onore che comporta per la mia povera persona, che conserva piacevoli ricordi della visita a Tirana nel 2019, ma soprattutto perché il gesto esprime un significativo riconoscimento di ciò che la Santa Sede — il Papa e i suoi collaboratori nella Curia romana — hanno fatto e stanno facendo per l’Albania e per i cordiali rapporti bilaterali che intercorrono fra le due parti».

Nel «celebrare insieme e con gioia i 30 anni trascorsi dalla ripresa delle relazioni diplomatiche», il cardinale Parolin ha ricordato che, «fino alla seconda guerra mondiale, esisteva in Albania una delegazione apostolica, eretta nel 1920, che rimase vacante dal 1945, a seguito dell’espulsione del delegato apostolico, monsignor Leone Nigris, i cui compiti vennero assunti da monsignor Frano Gjini, abate di Orosh, tragicamente deceduto nel 1948. Da allora, le comunicazioni tra Vaticano e Albania vennero interrotte».

«Soltanto un anno dopo la caduta del muro di Berlino — ha proseguito — i cattolici guidati da alcuni preti coraggiosi riuscirono a celebrare pubblicamente la prima santa messa e quest’atto fu il preludio della fine del regime comunista».

È stato lo stesso Papa Francesco, nel suo viaggio del 2014 nel Paese, a delineare gli eventi degli anni ’90, durante l’incontro con i leader di altre religioni e altre denominazioni cristiane all’università di Tirana (21 settembre): «I cambiamenti avvenuti a partire dagli anni ’90 del secolo scorso hanno avuto come positivo effetto anche quello di creare le condizioni per una effettiva libertà di religione. Ciò ha reso possibile ad ogni comunità di ravvivare tradizioni che non si erano mai spente, nonostante le feroci persecuzioni, ed ha permesso a tutti di offrire, anche a partire dalla propria convinzione religiosa, un positivo contributo alla ricostruzione morale, prima che economica del Paese».

Ed è proprio in questo contesto — ha spiegato il segretario di Stato — che «il 7 settembre 1991 sono state riallacciate le relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e l’Albania. Il 22 ottobre 1991, monsignor Ivan Dias venne nominato primo nunzio apostolico a Tirana e, dal momento della sua nomina, svolse temporaneamente anche la funzione di amministratore apostolico dell’intero Paese».

Dall’indipendenza, ha proseguito, «i vari governi che si sono succeduti hanno dato grande importanza ai buoni rapporti» con la Chiesa cattolica. «Tra gli eventi più rilevanti, oltre ai due viaggi pontifici nel 1993 e nel 2014», il cardinale ha ricordato in particolare «la firma dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Albania sul Regolamento delle relazioni reciproche, del 23 marzo 2002, e quello su alcune questioni economiche e tributarie, del 7 dicembre 2007».

Il segretario di Stato ha inoltre ringraziato «l’Albania per l’accoglienza offerta ai numerosi rifugiati che attraversano da diversi anni la rotta balcanica, non ultimo quelli dell’Afghanistan e, come ha recentemente detto Papa Francesco, per non aver chiuso “le porte alla loro speranza”. È un bell’esempio per tutti!».