Nota della Pontificia Accademia per la vita

L’accompagnamento come risposta alla sofferenza

24 novembre 2021

In merito alla vicenda legata all’assistenza al suicidio per un cittadino italiano, la Pontificia Accademia per la vita (Pav) ha diramato ieri una nota in cui ribadisce che la materia delle decisioni di fine-vita costituisce un terreno delicato e controverso.

«Sollecita alcune riflessioni la notizia del via libera ottenuto in seguito al parere del “Comitato etico territorialmente competente”» scrive la Pav. La quale, riconoscendo di non disporre «delle informazioni mediche precise sulla situazione clinica», si limita a rilievi generali.

«Anzitutto è certamente comprensibile la sofferenza determinata da una patologia così inabilitante come la tetraplegia che per di più si protrae da lungo tempo» afferma la nota. «Rimane tuttavia la domanda — prosegue — se la risposta più adeguata davanti a una simile provocazione sia di incoraggiare a togliersi la vita» e non piuttosto di favorire «la percezione in ciascuno che la propria vita è significativa e ha un valore anche per gli altri». Ecco allora, sostiene la Pav, che «la strada più convincente ci sembra quella di un accompagnamento che assuma l’insieme delle molteplici esigenze personali in queste circostanze così difficili».

Del resto, spiega il comunicato, «è la logica delle cure palliative, che anche contemplano la possibilità di sospendere tutti i trattamenti che vengano considerati sproporzionati dal paziente, nella relazione che si stabilisce con l’équipe curante».