Conclusa la plenaria dei vescovi francesi

Lacrime condivise

Archibshop of Reims Eric de Moulins-Beaufort speaks past an artwork, made by a victim, dedicated to ...
09 novembre 2021

«Dobbiamo riconoscerlo e confessarlo: abbiamo lasciato svilupparsi un sistema ecclesiastico che, lungi dal portare la vita e aprire alla libertà, distrugge, schiaccia, schernisce esseri umani e i loro diritti più elementari. Siamo obbligati a constatare che la nostra Chiesa è un luogo di gravi crimini, di terribili attacchi alla vita e all’integrità di bambini e adulti»: in coerenza con tutto il programma dell’assemblea plenaria d’autunno della Conferenza episcopale francese conclusasi ieri a Lourdes, il lungo discorso finale del presidente, l’arcivescovo di Reims, Éric de Moulins-Beaufort, è stato dedicato per lo più al dramma degli abusi sessuali commessi da chierici sui minorenni. Scandita da discorsi e gesti penitenziali, questa plenaria — la prima svoltasi al santuario mariano dopo due anni — ha rappresentato una tappa fondamentale nel percorso di riparazione e di perdono nei confronti delle vittime, un mese dopo la pubblicazione del rapporto choc della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase).

«Quando, venerdì mattina, abbiamo riconosciuto la nostra responsabilità istituzionale e deciso di intraprendere un percorso di riconoscimento e riparazione aprendo alle vittime la possibilità di mediazione e risarcimento, lo abbiamo fatto (...) soprattutto perché abbiamo sentito lo sguardo di Dio su di noi, perché abbiamo sentito nascere in noi disgusto e orrore», ha affermato il presule. «Abbiamo fatto questo passo, rendendoci conto che, inconsapevolmente, eravamo complici, abbiamo permesso che si compissero atti indicibili, abbiamo passato il tempo a fare indagini, avviare procedimenti, tremare chiedendoci cosa potesse fare o no un prete, temere che qualcuno si mettesse a parlare ancora, ricevere vittime e scoprire nuove macchie sulla reputazione di tale sacerdote o tale laico che agisce nella Chiesa. Era nostro dovere chiarire che non potevamo sopportare che la Chiesa fosse così», ha proseguito l’arcivescovo di Reims.

Poco dopo l’intervento del presidente della Cef sono state presentate numerose misure votate dai vescovi al termine della plenaria, volte a intensificare la prevenzione degli abusi. Tra di esse la creazione dell’Organismo nazionale indipendente di riconoscimento e di riparazione nonché di un tribunale penale canonico, la verifica sistematica della fedina penale di ogni operatore pastorale chiamato a lavorare con minorenni, l’instaurazione di un modello nazionale di celebret, per tutto il clero (secolare o regolare), da aggiornare periodicamente, con indicazione della facoltà di confessare, la partecipazione di almeno una donna nei consigli dei seminari o centri di formazione, con diritto di voto, nonché la firma di un protocollo tra diocesi e procure. Per quanto riguarda il risarcimento delle vittime, i vescovi si impegnano, se necessario, a integrare un fondo già esistente con la vendita di beni immobili e mobili della Conferenza episcopale e delle diocesi. Previsto anche il ricorso a prestiti. Tutte le risoluzioni «costituiscono un vasto programma per il rinnovamento delle nostre pratiche di governo a livello di diocesi e a livello della Chiesa in Francia», ha commentato Moulins-Beaufort, annunciando poi l’intento della Cef di trasmettere al Papa, dopo averle rielaborate, le raccomandazioni della Ciase che riguardano la Chiesa universale. «Abbiamo inoltre deciso insieme di chiedere al Santo Padre, poiché siamo stati nominati da lui, di venire in nostro aiuto, inviando qualcuno di sua fiducia a esaminare con noi il modo in cui abbiamo trattato e trattiamo le vittime e i loro aggressori». Lo stesso Pontefice, in una lettera, aveva assicurato ai vescovi di portare insieme a loro «il fardello» degli abusi sui minori nella Chiesa.

Come detto, questa plenaria è stata segnata da numerosi momenti di ascolto e di penitenza. Sabato, i vescovi di Francia, circondati da alcuni laici e vittime, hanno compiuto due gesti simbolici nel cuore del santuario di Lourdes, intesi come un momento di penitenza e una tappa nel cammino ancora lungo verso la giustizia. Il primo di questi gesti, attraverso anche la lettura di un testo da parte di una vittima, è stato la presentazione di una grande fotografia: la scultura del volto di un bambino bagnato di lacrime. Successivamente, con la voce segnata dall’emozione e dalla gravità, ha parlato a sua volta Moulins-Beaufort, facendo eco a questa testimonianza e a questa immagine: «Bambino che piange... Ragazzino che era andato a servire la messa, pieno di orgoglio, ragazzina chi si sarebbe confessata con il cuore pieno di speranza di perdono, ragazzo, ragazza, che si recava con entusiasmo alla cappellania o al campo scout, chi ha osato contaminare il tuo corpo con le sue grandi mani? Chi ti ha sussurrato all’orecchio parole che non sapevi? Chi ti ha imposto questo odore che ti invade? Chi ha fatto di te la sua cosa, fingendo di essere il tuo migliore amico? Chi ti ha trascinato nel suo vergognoso segreto?».

«È troppo tardi per poter asciugare le vostre lacrime, ma non per ricordarvi — ha proseguito l’arcivescovo di Reims — la vostra immagine posta davanti ai nostri occhi, vorremmo che riempia le nostre anime». Poi, lentamente e in silenzio, il gruppo dei vescovi ha attraversato il ponte del fiume Gave di Pau per raggiungere il piazzale della basilica della Madonna del Rosario e pregare, come in pellegrinaggio tra la sponda della memoria e quella della penitenza. Il primo passo di un lungo cammino verso la giustizia e il perdono.

di Charles de Pechpeyrou


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