19 ottobre 2021
«Gli esseri umani non sono tessere di un puzzle. Non combaciamo alla perfezione». Sì, nonostante il rischio del rovesciamento narrativo (e non solo) dei luoghi comuni, per i quali l’intellettuale non ne azzecca una e il reale gli fa da avversario virile, una scrittrice sepolta in un paesetto di trecento anime della Cornovaglia pronuncia la frase chiave in La balena alla fine del mondo (Torino, Bollati Boringhieri, 2021, pagine 412, euro 17,50, traduzione di Simona Garavelli), in libreria dal 21 ottobre, del keniota, di formazione zoologo (si è laureato in Inghilterra dove lavora attualmente) John Ironmonger.
Racconto lungo — oltre quattrocento pagine, nella media dell’oggi editoriale —, di difficile catalogazione, sempre che ce ne sia necessità: distopia, come ha scritto qualcuno, ma parziale, o, al ...
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