DONNE CHIESA MONDO

Il Padre spirituale

Attenti a non fabbricare soldatini in serie

04 dicembre 2021

Diventare padre è un miracolo. Se guardi la vita con la lente delle Scritture ti accorgi che una grazia speciale è entrata in casa senza chiedere permesso. Non puoi più vivere per te stesso, ma per lo Spirito che agisce in un altro. Non ci si autoelegge padri spirituali, si è scelti.

I Padri monastici reputavano un indizio di passioni disordinate il desiderio del monaco di diventare padre spirituale. Per non parlare del proporsi da soli come tali, procacciandosi adepti. Il monaco è solo un discepolo con le orecchie spalancate; diventare un maestro sembra a lui un abdicare dalla vocazione originaria.

È salutare – anche per chi monaco non è – ricordare tali cose. I credenti esercitano il loro senso della fede anche nel riconoscere i veri portatori dello Spirito in mezzo a tanti altri anziani. Scatta una sorta di empatia in cui si intravede il segreto di cui il futuro padre è portatore. E questo segreto ha un nome molto semplice: lotta. Il padre nello Spirito è soprattutto questo: uno che ha combattuto le nostre stesse battaglie e ha vinto per pura grazia di Dio. Le sue ferite splendono, ma non perché sia stato bravo a cavarsela, quanto perché è stato soccorso e medicato da un Altro. Da solo non ce l’avrebbe fatta.

Ecco perché i veri padri spirituali non sono mai pelagiani: sanno bene che da soli sarebbero morti sotto i fendenti di passioni disumanizzanti. A colpi di volontà o di virtù appiccicate addosso non si è spirituali, e quand’anche si avessero dei discepoli, sarebbero ridotti – poveri malcapitati - a manichini sui quali sistemare bei vestiti da esporre. Purtroppo di padri dirigisti che impongono comportamenti da osservare se ne incontrano; direttori di anime che pur di apparire bravi hanno smesso di essere buoni e aperti alla grazia. Quando poi questi padri (o madri) diventano anche “fondatori” allora il danno è ancora più deprecabile: le copie escono in serie come da una fabbrica di soldatini e le coscienze, sacrario dello Spirito, vengono annichilite. Al pelagianesimo si aggiunge la depersonalizzazione. La storia recente di tante nuove realtà di vita consacrata registra situazioni simili.

È un miracolo scomodo esser scelti come padri; diventa vero ciò che scriveva Paolo ai corinti: «in noi opera la morte, in voi la vita» (2Cor 4,12). Per conto nostro si starebbe volentieri ad occuparsi di rimanere appesi alle labbra del Verbo conducendo una vita cristiana normale, visto che di maestri senza pastorale e di pastori senza scienza, sembra che in giro ve ne siano non pochi.

di Giuseppe Forlai
Direttore Spirituale, Pontificio Seminario Romano Maggiore