I punti fondamentali dell’agenda dello Youth4Climate

Transizione ecologica e uguaglianza sociale

FILE PHOTO: Steam rises at sunrise from the  Lethabo Power Station, a coal-fired power station owned ...
30 settembre 2021

Secondo il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, occorrono tre punti nell’agenda del g 20 per il clima: transizione ecologica collegata a uguaglianza sociale; finanziamenti ai Paesi poveri (e non prestiti); velocità d’azione nei prossimi mesi in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop26), che riunirà quasi tutti i Paesi del mondo per le Conferenze delle Parti (le cosiddette Cop).

Il Presidente del Consiglio italiano, alla guida anche del g 20, intervenendo alla sessione conclusiva dello Youth4Climate: Driving Ambition al Mico di Milano, ha detto: «Ringrazio questi giovani per la pressione che stanno mettendo sulle spalle dei potenti della Terra e mi complimento per la loro competenza sulle questioni climatiche, ma anche per la loro capacità di leadership». Quella di Greta Thunberg, Vanessa Nakate, ma anche quella di Martin Rabbia, Reem Al Safar, Marinel Ubaldo, Ernest Gibson non ci pare affatto essere l’epoca delle passioni tristi, ma il tempo dell’impegno, perché, come ha ricordato ieri Papa Francesco, «non c’è più tempo e serve ora concretezza». Draghi ha anche fatto i conti con la disillusione di questi ragazzi; ricordiamo infatti che la stessa Greta, nel suo intervento di apertura, il 28 settembre, aveva puntato il dito sui vari recovery, fin troppo disattenti al tema della transizione ecologica. Dal canto suo, il presidente Draghi, pur ammettendo che finora è stato fatto poco concretamente, ha precisato che il recovery italiano ha stanziato il 40% dei fondi ai temi della sostenibilità, anche per aiutare le famiglie e le imprese ad affrontare la complessità di questa transizione. Proprio ieri, in relazione a questo aspetto sociale, l’Assemblea nazionale di Confcommercio, attraverso il suo presidente e attraverso il tavolo di studio geopolitico, aveva ricordato che non può esistere transizione ecologica se non la si affianca a una maggiore attenzione sociale ed economica e se non si prende anche in seria considerazione il tema mondiale della transizione demografica dei vari Paesi, spesso causata da condizioni di povertà estrema, collegata a fattori geoclimatici.

Sulla linea di Patricia Espinosa delle Nazioni Unite, e dell’attivista ugandese Vanessa Nakate, Draghi ha ammesso che c’è una parte della Terra che produce poche emissioni nocive, ma ne subisce gli effetti più negativi. Per questo sono stati stanziati 100 miliardi ai Paesi poveri a fondo perduto con il piano Cop26 «Delivering the Paris agreement: 5 point plan for solidarity, fairnass and prosperity». In vista di Glasgow si stanno invitando infatti i Paesi più ricchi ad accelerare i tagli sulle emissioni e ad aumentare i finanziamenti, perché — come ha evidenziato Greta Thunberg — «senza progressi in queste direzioni la Cop26 finirà per essere un fallimento».

I giovani, nel concreto, chiedono una seria attuazione degli accordi di Parigi, soprattutto perché i Paesi in via di sviluppo vogliono vedere finalmente risolte le questioni ambientali, che causano, in alcune aree, danni quasi permanenti: si pensi ad esempio al Madagascar o alla stessa Uganda, lacerate dalla carestia, dagli incendio, dalla siccità.

di Dorella Cianci