Il cardinale Gambetti spiega il processo di riforma avviato dal Papa per il Capitolo e la Fabbrica

Nuovi modi e linguaggi per chi viene a San Pietro

25 settembre 2021

Una istituzione millenaria che si ripensa nel futuro. Francesco ha compiuto il primo passo poco meno di un mese fa, il 28 agosto, ridisegnando il profilo del Capitolo di San Pietro, fondato nel 1053 allo scopo di curare l’aspetto liturgico e di preghiera all’interno della basilica Vaticana — compito che si è intersecato, secoli dopo, con l’attività della Fabbrica di San Pietro, nata per la costruzione della casa madre della cattolicità. Ed è proprio per venire incontro alle nuove esigenze di accoglienza anzitutto spirituale dei pellegrini, ma anche dei semplici turisti, che hanno ripreso a riempire le navate petrine, che il Papa ha avviato il processo di riforma del Capitolo con le recenti Norme transitorie. Ai media vaticani il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica di San Pietro e presidente della Fabbrica di San Pietro, ha spiegato la direzione di marcia impressa dalla decisione di Francesco.

Eminenza, cosa si vuole raggiungere con questo riassetto rispetto al passato, che nel caso di questa istituzione è un passato davvero antico?

La finalità è ristrutturare gradualmente la costituzione del Capitolo e la sua opera in modo che sempre più possa venire incontro alle nuove domande dei fedeli, dei visitatori, cercando di offrire un messaggio in grado di avvicinare il più possibile le persone alla sacralità del luogo, ai significati che custodisce, e possa anche far crescere e sviluppare l’amore e l’attrazione per il bello, la bellezza della liturgia soprattutto, ma anche dell’arte.

Quali sono le nuove domande dei visitatori?

La percezione è che accanto alla domanda tradizionale di potersi avvicinare alla santità del luogo, vi sia una domanda crescente di spiritualità, di riscoperta dell’interiorità, ma in una modalità diversa rispetto al passato. Persone in visita qui, e non solo, che stanno riscoprendo il contatto col trascendente. Queste persone hanno bisogno di essere in certo modo indirizzate, di vedere che da qualche parte c’è un approdo. Da questo punto di vista occorre ripensare la modalità con cui viene presentata la persona di Gesù. Un linguaggio che possa essere decodificato da chi ascolta.

In cosa consiste quindi la risposta a questa domanda dal punto di vista più prettamente spirituale?

Ci siamo messi in moto per ripensare la proposta liturgica che il Capitolo da tempo praticamente immemore cura e che riguarda la celebrazione dell’Eucaristia e i momenti dell’ufficio liturgico, come le Lodi e i Vespri. Stiamo pensando alla lingua in cui celebrare in questo luogo internazionale, così che tocchi il cuore di chi partecipa e non resti una cosa lontana. Stiamo anche pensando di proporre una sorta di lectio che racconti la vicenda di Gesù con lo sguardo di Pietro. Inoltre, nei periodi che climaticamente lo consentono, pensiamo si possa fare qualcosa anche sulla piazza. Già con il Giubileo del Duemila c’erano momenti dedicati durante la settimana ai pellegrini.

Il Capitolo di San Pietro si è via via occupato anche dell’amministrazione del patrimonio della basilica. In questo ambito particolare la riforma voluta dal Papa come interviene?

Interviene distinguendo più chiaramente le attività. C’è un’attività di animazione liturgica e pastorale che è propria del Capitolo e c’è un’attività di amministrazione che in parte ancora rimarrà in capo al Capitolo e in parte è assunta dalla Fabbrica di San Pietro. L’idea di fondo è di intrecciare, distinguendoli meglio, gli ambiti di attività. La Fabbrica è chiamata come dice il termine stesso a “fabbricare”, quindi a conservare, a custodire, ma anche a promuovere la tutela del bene. Al Capitolo tuttavia restano in capo alcuni beni che si sono costituiti nel tempo e questa parte di patrimonio consente al Capitolo di provvedere a quelle opere che continuerà a compiere, in particolare di assistenza, ad esempio verso i sacerdoti in difficoltà. Circa la Fabbrica stiamo cominciando a pensare a una scuola di formazione alle arti e ai mestieri, che dia la possibilità ai giovani di apprendere e magari inserirsi in qualche attività.

A questo proposito in che modo cambierà la composizione del Capitolo?

È previsto un passaggio di molti da canonici a canonici onorari in base all’età e alle mansioni che si possono o non si possono svolgere. Il Papa ha voluto che ci fosse un elemento per la transizione, dare continuità all’accompagnamento di tutti quei canonici che usciranno dal Capitolo e che magari hanno necessità di vario genere, un po’ per l’età, un po’ per infermità varie o altro, affinché nessuno si trovi in difficoltà.

di Alessandro De Carolis