Nell’orizzonte della «Fratelli tutti»

 Nell’orizzonte della «Fratelli tutti»  QUO-217
24 settembre 2021

«Le Chiese locali sono chiamate a contribuire e a plasmare l’Europa, insieme, non da sole, e in comunione con la Sede apostolica, avendo come unico obiettivo quello di promuovere un’opera di riconciliazione che coinvolga tutto il continente, attraverso il rispetto della dignità di ogni persona umana e di ogni cultura, convinti ancora più che la ricchezza dell’Europa è rappresentata dalla molteplicità delle sue tradizioni regionali, nazionali, culturali e religiose». Lo ha affermato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, suggerendo le linee di azione nel suo intervento davanti all’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), venerdì 24 settembre, a Roma.

Il cardinale ha fatto memoria dei 50 anni di servizio dell’organismo e ha indicato le prospettive future, nell’orizzonte dell’enciclica Fratelli tutti. «Il costante invito del Santo Padre a essere “Chiesa in uscita” — ha detto — deve spronare non solo alla missione e all’evangelizzazione del nostro continente, che è sempre più dimentico della sua storia e delle sue radici, ma spingerci pure a una più viva carità fraterna. D’altronde, uno degli scopi che si prefigge il Ccee è la cooperazione tra i vescovi e le Conferenze episcopali d’Europa. Esso mira a favorire la comunione e la solidarietà tra tutte le Chiese del continente, attraverso gesti concreti di carità, di misericordia e di sostegno vicendevole».

In questa prospettiva, il porporato ha proposto «alcuni ambiti nei quali» è particolarmente preziosa la cooperazione in seno al Ccee. E «il primo è indubbiamente il sostegno alla famiglia e alle politiche familiari, che merita un posto di primo piano nel cuore della vostra pastorale e delle vostre attività», ha spiegato. «La famiglia — ha insistito — va aiutata già nel suo nascere, formando i fidanzati nella conoscenza della verità evangelica, e va accompagnata nel suo prosieguo con politiche familiari lungimiranti».

«Strettamente connessa con la famiglia vi è la difesa della vita umana» ha poi rilanciato il segretario di Stato, sottolineando: «È quanto mai fondamentale che le Chiese in Europa si sostengano reciprocamente nell’affermare il Vangelo della vita contro i tanti, troppi, annunci di morte che riecheggiano nel continente». D’altronde, ha osservato, «l’Europa vive un’opulenza che non aveva mai conosciuto in passato e dunque subisce la facile tentazione di scartare ciò che apparentemente sembra superfluo. Purtroppo, tra questi “beni superflui” ci sono non di rado anche gli esseri umani».

Per questo «è di fondamentale importanza che le Chiese si sostengano reciprocamente anche nell’azione pastorale a difesa della vita e nella formazione delle persone, specialmente di quanti hanno responsabilità politiche, perché una certa “cultura della morte” non finisca per dominare completamente il panorama legislativo dell’Europa». Il cardinale ha messo anche in guardia dal fatto che «i valori morali» sono «interpretati dai potenti secondo le convenienze del momento», invitando a «non cessare di richiamare la verità sull’uomo».

«Un ruolo particolare appartiene ai giovani — ha quindi fatto presente — e la Chiesa non può abdicare all’educazione». Del resto, «per crescere la persona umana ha bisogno di maestri che siano soprattutto testimoni» e, «in quanto vescovi, siamo chiamati a essere in prima persona testimoni e maestri, per sollecitare la risposta personale dei giovani».

Un altro ambito rilevato dal cardinale Parolin riguarda «l’attenzione alle realtà sociali più fragili, ad altri “scartati”, ovvero i poveri e i migranti. La carità, vissuta come amore e servizio al prossimo — ha ricordato — è una preziosa opportunità di evangelizzazione e testimonianza di fede. La pandemia, specialmente nei primi mesi in cui ha colpito l’Europa, ha reso ancor più evidente la tendenza dei governi, peraltro già in atto da diversi anni, di fare ognuno da sé».

Il segretario di Stato non ha poi mancato di proporre l’importante ambito, «che peraltro pertiene alle finalità proprie del Ccee», costituito dal «sostegno alla collaborazione ecumenica in Europa per l’unità dei cristiani»

«Anche nel Consiglio d’Europa — ha affermato — si sta rivalutando l’importanza del dialogo tra le culture e le religioni presenti in questo continente, visto che per combattere le divisioni crescenti e sempre più marcate in alcune regioni europee, l’incontro tra i vari attori e protagonisti della società civile e religiosa è necessario».

Nella Lettera sull’Europa scritta nell’ottobre 2020 «il Papa — ha ricordato ancora Parolin — ha ribadito la propria convinzione che l’Europa abbia ancora molto da donare al mondo e ha chiesto la collaborazione, in spirito di comunione fraterna, di tutti i vescovi del continente, per aiutare a riscoprire “quella strada della fraternità, che ha indubbiamente ispirato e animato i Padri fondatori dell’Europa moderna, a partire proprio da Robert Schuman“», ovvero «un’Europa che ritrovi se stessa, che sia amica della persona e delle persone, un’Europa che sia una famiglia e una comunità, solidale, generosa e sanamente laica, che sappia farsi prossima verso gli altri».

«Un altro bisogno dell’Europa, che necessita di un impegno comune e di un dialogo sincero con i leader delle altre religioni, è quello della pace», che rappresenta un ambito centrale nell’azione della Santa Sede. «In occasione del suo recente viaggio in Slovacchia — ha fatto notare il porporato — il Santo Padre ha invitato il Paese “a essere un messaggio di pace nel cuore dell’Europa”. Ogni Nazione, ogni comunità grande o piccola, di questo continente può fare suo questo invito ad essere operatore di pace. Vi sono ancora alcuni territori che sono in conflitto, e per questo è vivo il desiderio di un’Europa unita, coesa, che possa mostrarsi al mondo come un araldo di giustizia e di pace».

In conclusione il cardinale Parolin ha richiamato il valore del «cammino sinodale che interesserà prossimamente tutta la Chiesa, incentrato su tre pilastri: comunione, partecipazione, missione». Sono, ha spiegato, «le tre coordinate della vostra missione di pastori in Europa, chiamati a sostenervi reciprocamente nella comunione per testimoniare la presenza del Signore in tutti gli ambiti della vita del nostro continente, che sembra sempre più dimenticare la sua storia e le sue radici».