Fino ad ora niente è cambiato

23 settembre 2021

Nei 394 giovani coinvolti nella ventiseiesima Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite, tra i rappresentanti dell’Italia ci sarà anche Federica Gasbarro, 26 anni, studentessa di biologia, attivista del movimento Fridays for Future — di cui è stata portavoce — già autrice di due libri, e reduce da un’importante esperienza alle Nazioni Unite, che nel 2019 l’hanno scelta per rappresentare il suo Paese nel primo raduno giovanile mondiale sul clima, lo Youth Climate Summit di New York. Grazie a questo robusto impegno ambientale, è stata più volte chiamata a testimoniare le preoccupazioni della sua generazione in programmi televisivi di spicco e in conferenze di profilo scientifico sia nazionali che internazionali. Le abbiamo potuto rivolgere alcune domande in vista degli storici appuntamenti di Milano e Glasgow, dove per la prima volta le nuove generazioni contribuiranno ai negoziati internazionali per una politica globale sul clima.

Federica, come pensi si svilupperà questo primo dialogo intergenerazionale tra voi ragazzi e i decisori politici di ben 197 Paesi?

Il dialogo può effettivamente svilupparsi solo quando esiste volontà da entrambe le parti. Lo
Youth4climate rappresenta già un grande segnale, da parte sia delle vecchie generazioni che della società civile, di voler accogliere la voce dei giovani. Per la prima volta ci viene data una grande opportunità che spero venga sfruttata e sviluppata completamente. L’esperienza delle vecchie generazioni deve essere messa a servizio anche delle nostre giovani idee, affinché ne traggano tutti quegli elementi di concretezza necessari a realizzare il nostro sogno di futuro. Il dialogo intergenerazionale è fondamentale per una collaborazione effettiva ed efficiente. Per affrontare questa grande crisi è necessario anche preparare il passaggio di testimone per non ripetere gli errori del passato. Come si svilupperà resta tuttavia un’incognita. Ovviamente la speranza è che l'importanza dei temi trattati abbia la meglio su ogni altro aspetto e che tutto si svolga all'insegna del rispetto e della concretezza.

Raccontaci come hai vissuto fino ad oggi la tua lotta al cambiamento climatico.

Ho iniziato dalle piazze. Il mio scopo era quello di far conoscere ai giovani tutti i problemi e i rischi che corriamo vivendo in maniera non sostenibile. Non è stato un lavoro semplice. Cercavo di coinvolgerli a partecipare attivamente a quei gruppi che già lavoravano attivamente in questo campo. Devo ammettere che negli ultimi anni, in particolare dal 2019 in poi, ci sono stati grandi passi avanti, anche se purtroppo la strada da fare è ancora molto lunga. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con le istituzioni e con la politica su questi temi, e devo dire che il dialogo con loro è stato paradossalmente più semplice rispetto a quello con i miei coetanei. Negli ultimi tempi i “grandi della Terra” si sono resi disponibili ad ascoltare e a comprendere i problemi che affliggono il nostro Pianeta. Tuttavia spesso ci sono delle dinamiche internazionali che rendono il processo di concretizzazione tragicamente lento e complesso. Personalmente ho sempre cercato di ascoltare il punto di vista altrui e non ho mai dato per scontato che il mio pensiero fosse l’unico ad essere giusto. Credo fermamente che il dialogo sia l’unica arma che abbiamo per costruire un ponte verde tra le generazioni.

Dal Summit di New York fino alla Cop26. Quali sono le proposte, le iniziative e le sfide che ti hanno toccato di più?

Dallo Youth Summit ad oggi purtroppo le proposte sono sempre le stesse e le rivendicazioni non sono cambiate. Dobbiamo decarbonizzare l’economia, rendere sostenibili la produzione e i trasporti, rivoluzionare i nostri stili di vita. Abbiamo sviluppato anche dei progetti concreti che sono stati sottoposti all'attenzione delle Nazioni Unite. Ad esempio ho proposto personalmente lo sfruttamento delle micro alghe per l'assorbimento della C o 2. In generale ho potuto apprezzare la grande energia che i giovani sono capaci di spendere per cambiare in meglio il loro futuro.

Tuttavia ad oggi nulla è cambiato. Le azioni messe in pratica dagli Stati di tutto il mondo non sono state sufficienti nemmeno a rallentare l'aumento della C o 2 in atmosfera. Altro che ridurla! Il tempo scorre ed i disastri climatici continuano ad aumentare di numero e di intensità. Ci stiamo tutti rendendo conto che il problema è già molto grave e vicino. Ma non riusciamo ad invertire la rotta. Alla Cop26 chiederemo che le sfide vengano affrontate con la seria intenzione di attuare soluzioni rapide ed efficaci.

Il tempo a nostra disposizione sta per scadere e i giovani rischiano di non avere più il loro futuro.

di Lucrezia Tuccillo