A colloquio con Laura Sicignano, direttore dello Stabile di Catania

Un murale (e tanto teatro) per celebrare la vita

 Un murale (e tanto teatro)  per celebrare la vita  QUO-184
17 agosto 2021
di Silvia Guidi «Potrei far recitare anche le pietre se volessi» era solito ripetere il drammaturgo, attore e regista siciliano Franco Scaldati, una frase che suonerebbe pretenziosa se non fosse la descrizione di un preciso metodo di lavoro. E se non fosse concretamente, esperienzialmente vera. A Catania succede davvero, le pietre parlano da sole, o meglio, trovano sempre qualcuno che è disposto a prestare loro la voce, le note di una canzone — come nel caso di Franco Battiato, recentemente scomparso, o di Carmen Consoli — la tessitura di gesti e parole antiche e modernissime, come nel teatro dei pupi (dall’alto di un ponte dietro i fondali, ‘u scannappoggiu, in piedi su una tavola di legno sospesa a un metro da terra, ‘a faddacca) o nel caso degli spettacoli messi in scena da attori in carne, ossa, voce, memoria e ...

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