13 agosto 2021
Risento ancora nei miei ricordi quel camminare lento e deciso. Io ero seduto in un angoletto della sagrestia del carcere di massima sicurezza per collaboratori di giustizia ed attendevo il sacerdote per la celebrazione della Messa, essendo ancora diacono. Quei passi risuonavano in tutta la cappella avvolta da un silenzio di riverenza. Era il signor Pasquale (nome di fantasia) collaboratore di giustizia, già esponente di spicco di una famiglia della ’ndrangheta calabrese molto attiva su tutto il territorio nazionale. Era il boss! Tutte le domeniche, come in un rito obbligatorio, era presente alla santa Messa, seduto al primo banco come si “conveniva al suo rango”, da dove con un fare austero e severo osservava ogni gesto. Io avevo solo 33 anni, svolgevo il servizio di cappellano da diacono per volere dell’allora arcivescovo. Ero un ...
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