Bailamme

A Te che sorridi della mia orgogliosa miseria

 A Te che sorridi della mia orgogliosa miseria  QUO-183
13 agosto 2021

Anche se oggi è venerdì 13, lanciamo il cuore oltre l’ostacolo della risibile superstizione e guardiamo alla vigilia che spalanca la gloria di Maria. La festa dell’Assunta segna la sua eterna e presen-te maternità. Tenerezza, ab-braccio, aiuto, consolazione. Quanto ne abbiamo bisogno, quante volte, nei momenti di buio e fatica, vorremmo tornare bambini e rifugiarci nelle carezze di nostra madre. Maria è la madre di chi non ha madre, di chi l’ha perduta in questa vita. È madre di tutte le madri, madre di ogni gemito di bimbo e di ogni grumo di vita custodito nel ventre di donna.

Ma la festa di mezzo agosto è anche ipoteca della nostra speranza più grande, il desiderio dell’immortalità, del “per sempre”, l’anelito più vero e perenne di ogni uomo, non essere nulla, non essere cosa, dimenticata e cancellata dalla morte. La storia dell’umanità, i suoi miti, le sue religioni, le sue ribellioni alla fede sono lì a testimoniare questo sogno impossibile, questo amuleto introvabile, quest’acqua zampillante dell’eternità. Maria la incarna, e la promette anche a noi. Non moriremo invano, non per sempre e l’effimero che consuma i nostri giorni, lo spreco del tempo in ricerche di vana felicità non sarà irrevocabile, sentenza di condanna. In queste sere d’agosto luminose di stelle immaginiamo nella sconvolgente infinità del tutto la dolcezza, la cura, la protezione di Maria. Un figlio non è una cosa, un figlio è l’amato, e l’amore di una madre è per sempre.

«Ora lassù, in una luce che nessuno / concepisce se non vedendola, / non hai perso un filo della tua tenerissima, /ferma, trepida, sorridente maternità. / Io ti parlo, quaggiù, come alla buona / dirimpettaia, come alla suora / mistica e casalinga, alla poetessa / tutta fuoco e sorriso, alla mammina / che capisce e compatisce tutto».

Ho conosciuto Italo Alighiero Chiusano, critico letterario, germanista, gentiluomo, scrittore e poeta. La sua penna colta ha firmato a lungo sulla celebre terza pagina di questa testata. Chiedo la sua umiltà, che non si vergogna di dedicare versi alla Madonna cantata nella sublime poesia di Dante, di Manzoni, che si affianca alle mille preghiere e canti che la fede del popolo ha creato per lei, fontana viva ed eterna di speranza.

«… La tua piana, cara affabilità, / questa sola mi permette / di parlarti e invocarti / nella mia orgogliosa miseria. / Ne sorridi, signora? / Dimmi che ne sorridi, / o mi metto vergogna».

di Monica Mondo