Morire di abbandono

A migrant rests on the German NGO migrant rescue ship Sea-Watch 3 as the ship waits to be assigned a ...
07 agosto 2021

Il primo allarme era arrivato il 4 agosto da un’organizzazione umanitaria: 72 persone erano in imminente pericolo di vita al largo delle Canarie, migranti in fuga su un gommone dal Sahara occidentale verso l’Europa, attraverso la rotta atlantica.

Ieri la ong Caminando Fronteras ha comunicato che il peggio è avvenuto. Decine di morti, almeno 42, e i racconti tragicamente ripetitivi dei sopravvissuti. Una donna, soccorsa da pescatori e poi dalla marina marocchina, ha perso i due figlioletti. Almeno otto i bambini affogati, trenta le donne. A sostegno del racconto della ong, due cose: le autorità, spagnole e marocchine, hanno confermato la richiesta di aiuto del 4; il mare, poi, ha restituito alle coste di Dakhla, Sahara occidentale, 12 corpi (lo riferisce la stampa locale). E da Dakhla era partito il gommone sovraccarico, lungo i pericolosissimi cento chilometri di mare che dividono la costa dalle Canarie.

Le vite sole in mare non hanno speranza: e quelle soccorse possono trovarsi nel limbo dell’attesa di un porto per giorni. I migranti soccorsi dalla nave Sea Watch 3, «disidratati, feriti, traumatizzati» per la lunga attesa in acque internazionali, saranno accolti a Trapani con il benvenuto del sindaco Giacomo Tranchida. A quelli a bordo della Ocean Viking, soccorsi cinque giorni fa, è stato finalmente assegnato il porto di Pozzallo. Secondo l’equipaggio la disidratazione e la dissenteria stavano sfiancando i naufraghi, fra i quali donne incinte e bambini. La pena aggiuntiva di chi fugge per avere un futuro.