L’iniziativa in tredici parrocchie

Quartieri solidali

31 luglio 2021

«Le tue possibilità, capacità e conoscenze non le tenere per te, mettile a disposizione degli altri». Così Francesco Galvano spiega lo spirito che anima il progetto Quartieri Solidali, l'iniziativa che la Caritas diocesana promuove in tredici parrocchie di Roma per coinvolgere gli anziani a sostenere i coetanei che sono in difficoltà. Galvano ha 86 anni, è stato insegnante di lettere e preside delle scuole medie nel difficile quartiere di Tor Bella Monaca nella periferia Est della Capitale, mentre attualmente coordina il gruppo di anziani della parrocchia di San Gabriele dell’Addolorata. Un'attività che coinvolge oltre settanta persone anche nella vicina parrocchia di Santa Bernadette di Soubirous con una “stanza sociale” in cui si riuniscono tre mattine a settimana per leggere insieme i giornali, discutere con esperti e promuovere aggregazione.

Iniziative che prevedono anche dei “punti di ascolto” nei condomini e degli "angeli" che custodiscono gli anziani che vivono soli e hanno difficoltà a uscire di casa.

In occasione della prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, che si è celebrata domenica scorsa, la Caritas ha diffuso il rapporto «La scoperta di un tesoro», un'indagine svolta tra i coloro che frequentano i gruppi nelle tredici parrocchie.

Si tratta di 280 i volontari che hanno superato i 65 anni di età e si dedicano ad altri anziani, più di 300, che hanno bisogno di compagnia, di aiuto per le incombenze domestiche, di accompagnamento per il disbrigo di pratiche amministrative e visite mediche. Sono soprattutto donne (81%), di età superiore ai 75 anni (66%), prevalentemente vedove (51%), che vivono sole (49%) e con un’istruzione medio alta (62% diploma o laurea).

«Amore, riconoscenza e gratitudine sono i sentimenti che ci legano agli anziani — scrive il cardinale Angelo De Donatis, vicario per la diocesi di Roma, nel presentare l’iniziativa — e per questo il nostro vescovo Papa Francesco ha voluto istituire la Giornata nella quarta domenica di luglio, vicino alla festa liturgica dei santi Gioacchino e Anna. In un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione viene presentato come una seria minaccia alla nostra società e alla vita delle comunità cristiane, grazie all'emersione delle tante testimonianze, possiamo trovare negli anziani quel contesto necessario per la riscoperta della fede e dei valori che ci fanno cristiani. Tra questi vi sono la solidarietà tra generazioni e tra le famiglie».

Un’umanità, quella degli anziani, che più di ogni altra ha sofferto nell’ultimo anno il dolore e la solitudine; senza perdere lo slancio di altruismo, come dimostra l'indagine svolta dalla Caritas.

Durante il periodo della pandemia, oltre il 70% delle persone anziane assistite dal progetto Quartieri Solidali si è messa a sua volta a disposizione offrendo un qualche servizio di aiuto. In modo specifico, il 30% per un familiare, il 14,1% per le persone della parrocchia e il rimanente 27,5% per persone con cui hanno relazioni o contatti (12,6% amici, 11,5% vicini di casa, 3,4% conoscenti).

La metà (60,9%) è riuscito a mantenere stabili le sue amicizie, mentre nel 25,3% dei casi esse sono diminuite e nel 10,3% hanno visto un certo aumento. Gli strumenti di comunicazione maggiormente utilizzati risultano essere nel 56,3% dei casi le telefonate e nel 25,3% gli Sms o le chat WhatsApp. Pur avendo potuto compensare il distanziamento con i mezzi di comunicazione, l’insostituibilità della relazione di contatto appare come la richiesta più urgente. L’avvento della pandemia e del distanziamento forzato ha di fatto impedito la prosecuzione degli incontri in luoghi diversi dall’abitazione che molte persone vivevano anche in maniera informale, nella quotidianità delle loro abitudini. Infatti, se il 73,6% riferisce che nel periodo antecedente la pandemia aveva la parrocchia come luogo di riferimento per gli incontri nel proprio quartiere, un altro 32,2% utilizzava anche parchi o giardini, un 12,6% i bar di zona e il 10,3% centri ricreativi o di intrattenimento e il 3,4% indica la piazza come luogo aggregativo. Per questo, il 39,1% afferma che il bisogno maggiormente percepito durante il periodo della pandemia è stato proprio quello della compagnia, a cui succedono quelli di carattere più materiale: aiuto per fare la spesa (10,3%), supporto per le tecnologie informatiche (10,3%), aiuto per bisogni sanitari (9,2%), aiuto nella mobilità (2,3%), supporto amministrativo (2,3%). Il 25,3% ha però dichiarato di non aver avuto alcun bisogno specifico.

«La tecnologia — spiega Francesco Galvano — ci ha offerto possibilità nuove e inaspettate. Durante il lockdown la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di procurare uno smartphone a tutti i componenti del nostro gruppo e aiutarli a imparare Whats-App». Questo è stato solo l'inizio, il vulcanico ex preside ha realizzato una serie di video, montando i contributi che arrivavano dagli altri anziani, in cui si commentano libri, si leggono poesie e, soprattutto, «abbiamo reso onore a Dante Alighieri nel settimo centenario della morte».

di Alberto Colaiacomo