Bailamme

Alla vigilia di agosto

30 luglio 2021

Il mio viaggiare

è stato tutto un restare

qua, dove non fui mai.

Questi versi li ha scritti nel 1975 Giorgio Caproni, una delle grandi voci del ‘900 italiano; poeta che a me è sempre parso austero in una malinconica nostalgia. Che è un po’ quella che avverto io all’inizio dell’estate. Siamo ormai alla vigilia di agosto e tutta l’Italia, in barba alla pandemia, si appresta a partire per le vacanze. Non solo; prima di partire la società è attraversata da una smania elettrica di chiudere i cassetti, tagliare i rami secchi, mettere in chiaro cose che in chiaro non sono state mai. Si vuole partire leggeri, gettare la zavorra, pensare ad agosto come una fuga, il meritato riscatto dall’inverno del vivere. E si ha fretta, tanta fretta. Come se questo mese di paglia secca e sole allo zenith fosse una cesura del tempo. Finisce il mondo, altro che Capodanno! È con agosto che si cambia davvero dimensione…

E invece no. Non finisce proprio niente. È soltanto un breve giro di boa attorno al calendario. Ad agosto l’estate sta già avviandosi alla fine, le giornate si accorciano, la calura si attenua. Ma soprattutto, possiamo viaggiare e illuderci di vivere cittadini ubiqui del mondo, ma è uno iato spazio temporale brevissimo, impercettibile. Perché è nella ferialità ordinaria che sta la normalità del vivere. In quella costruzione silenziosa e costante dei nostri giorni, degli amori, delle relazioni, del lavoro, delle cose che impariamo a conoscere. Insomma, tutta la nostra esperienza, piaccia o no, non sta nella somma delle nostre vacanze, piuttosto in quella miriade di piccoli movimenti che scorriamo uno a uno come grani di rosario.

Pure le vacanze sono importanti, è ovvio. È necessario sospendere la routine, riposare il corpo e la mente, ritrovare un equilibrio nel ritmo del nostro respiro. Ma tutta la nostra vita è un transito, ed è però anche uno stare, rimanere in un senso, un significato, che sfugge, sembra sfaldarsi e poi si riforma, ritrova la sua sostanza. Minuto dopo minuto, giorno dopo giorno. Forse dovremmo fermarci su questa contraddizione, accoglierla per quello che siamo. E così accettare le ferie d’agosto, salutarle con gioia ed euforia per quello che restano, e allora possiamo trarne l’occasione per dire, ecco, io sono qui, e da qui vado avanti.

E non fare invece che si riassuma tutto e soltanto in uno sperpero di luce e frivola allegrezza.

di Nicola Bultrini