PER LA CURA DELLA CASA COMUNE
L’accesso all’acqua pulita, in quantità sufficiente e in modalità sostenibili rappresenta una delle maggiori sfide per miliardi di persone nel mondo. L’Organizzazione mondiale della sanità stima che 785 milioni di persone non hanno la garanzia di accesso all’acqua potabile, mentre un quarto della popolazione mondiale ha sì accesso all’acqua, ma da fonti contaminate, il che rappresenta poi la causa della diffusione di malattie ad essa legate. L’accesso all’acqua sicura e a un rifornimento adeguato per le strutture di assistenza sanitaria rimane una grande preoccupazione.
Per rispondere a queste sfide, nel 2020 il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha lanciato nelle strutture cattoliche di assistenza sanitaria di tutto il mondo un progetto che vuole affrontare l’emergenza che ruota intorno all’acqua, alla sanità e all’igiene, chiamato
La Chiesa cattolica gestisce quasi la metà di tutte le istituzioni di assistenza sanitaria in quelle zone del mondo dove, per povertà o inadeguatezza, la situazione è più critica, soprattutto per quanto riguarda i servizi sanitari nelle zone più remote. L’acqua pulita, sicura e di facile accesso è fondamentale per fornire tale servizio. Senza acqua pulita, sapone e servizi igienici, miliardi di pazienti, personale sanitario e famiglie sono a rischio perché, in certe aree del pianeta, non esiste alcuna struttura o infrastruttura che fornisca assistenza dignitosa, sicura e di qualità.
Nell’enciclica Laudato si’, Papa Francesco ricorda come l’acqua potabile e pulita rappresenti «una questione di primaria importanza, perché è indispensabile per la vita umana e per sostenere gli ecosistemi terrestri e acquatici», oltre a rifornire proprio i settori sanitari (28). Un problema «particolarmente serio», aggiunge il Pontefice, è quello della «qualità dell’acqua disponibile per i poveri, che provoca molte morti ogni giorno»: fra di essi, «sono frequenti le malattie legate all’acqua, incluse quelle causate da microorganismi e da sostanze chimiche»; la dissenteria e il colera, dovuti a «servizi igienici e riserve di acqua inadeguati», sono — rileva — un fattore «significativo» di sofferenza e di mortalità infantile (29).
Un esempio concreto di questa realtà lo racconta suor Bibiane Bokamba, delle Figlie della Carità di San Vincenzo de' Paoli, che gestisce un centro di assistenza sanitaria e un dispensario a Masanga, una località remota nel nord-ovest della Tanzania, al confine con il Kenya. Suor Bokamba gestisce anche la vicina struttura sanitaria del Centro
Le strutture seguite da suor Bokamba sono le uniche nella zona: la città più vicina dista tre ore di macchina. I centri forniscono circa 400 visite mediche al mese, oltre ad assistenza sanitaria di base e consulenza per chi ne fa richiesta. Nelle vicinanze c’è anche una scuola elementare. L’economia, in quella zona di piccoli villaggi scarsamente popolati, si basa sostanzialmente sull’agricoltura e la sopravvivenza è la principale sfida per la maggior parte delle persone. Fino a poco più di un anno fa, la necessità di acqua era davvero disperata perché non c’erano abbastanza pozzi né mezzi per prelevarla. Oltretutto, non era possibile garantire acqua potabile sicura. Ma suor Bokamba ha coinvolto tutta la comunità per il miglioramento dell’infrastruttura idrica e sanitaria, con la collaborazione di diverse organizzazioni non governative di beneficienza che operano in questo campo e in collegamento con il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.
Grazie a questo impegno, oltre 50 mila persone hanno ora accesso all’acqua pulita, essenziale per l’assistenza sanitaria nei centri medici e nelle strutture
L’anno scorso, il Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale ha pubblicato un documento dal titolo: «Aqua fons vitae - Orientations on Water, symbol of the cry of the poor and the cry of the Earth». Contempla l’insegnamento sociale dei Pontefici, le azioni Chiese locali e sottolinea l’importanza dell’acqua in quanto risorsa essenziale che dev’essere tutelata. Suor Bokamba ne parla con cognizione di causa perché si basa sul proprio vissuto e sull’esperienza delle persone al cui servizio si è posta a Masanga.
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